“Non v’è rimedio per la nascita e la morte, salvo… godersi l’intervallo.”

Non sono sicuro se Mario Cancellieri, avesse mai rimediato  di sentire o di leggere, da qualche parte, questa  umana esortazione di Shopenhauer.
Di sicuro, l’ha sempre praticata nella sua vita.
A Mario, oltre ai meravigliosi ricordi legati a quella mitica Olbiabella di zio Palleddu, mi lega una bella, anche se sporadica, frequentazione umana, anche dopo il suo abbandono del rettangolo di gioco. Quando, nelle peregrinazioni dell’esistenza, mi capitò di trasferirmi a Roma, ebbi modo di rivederlo, nel suo mondo, nel suo negozio, nella sua famiglia, nella “sua” Latina.

Ed ogni volta era una bella volta, perché Mario era la voglia di vivere fatta persona, il sorriso del piacere di ritrovare se stessi negli occhi di un altro, di un amico o di compagno del nostro comune percorso umano. E, spero di non ricordar male, l’ultima volta con lui fu, nel 2009, addirittura al Nespoli, in quell’incontro “vecchie” glorie ed Amici di Maria de Filippi… gara di beneficenza nel  ricordo di Elio Pintus, il presidente del sorriso.



Sì il sorriso di Mario, così coinvolgente e stupendo, come quello del presidentissimo, ma anche la sua grinta agonistica, e le sue sgroppate nella fascia sinistra del campo, mai domo e, seppur leale, mai troppo “dolce” contro qualsiasi avversario.
Per l’anagrafe, Mario nasce in provincia di Mantova il 17 febbraio 1946, ma all’età di 1 anno con la famiglia si trasferisce a Como. Calcisticamente, cresce proprio con il vivaio lariano, ma a 14 anni arriva il richiamo della “cantera” bianconera, la grande Madama del calcio italico, da sempre attenta e ammaliatrice dei migliori giovani talenti italici. (nella foto, Mario Cancellieri e il “Maestro” Spano)

Da noi arriva quando ha 21 anni, proprio da quella inesauribile “cantera” di Madama Juventus, che (come usava all’epoca) ne deteneva (quasi a vita) il cartellino, e comunque prodiga di talenti e di mai celata “simpatia” anche verso la Nostra piccola Olbia. Arriva all’Olbia, dopo l’anno di leva militare, trascorso calcisticamente in quel di Ravenna; e ad Olbia, trova altri “juventinos” di comprovato talento (Frenati, Merlo, Della Pietra). Gioca, quasi sempre, per 3 campionati di seguito, compreso quello della promozione, quando salterà, per un’influenza, il derby vinto in quel di Tempio alla quarta di campionato. In quella prima stagione, segna anche il suo unico gol, su 93 gare disputate con noi. Succede a Carbonia, il 25 febbraio del ’68 alla quinta di ritorno. Di quella unica rete, avemmo occasione di parlarne tanti anni dopo nella mia visita a Latina e fu lui a confidarmi che: “In fondo mi spiacque farlo quel giorno, perché la settimana prima giocavamo contro il Tempio e, quel derby, per noi bianchi era molto più sentito di quello con il Carbonia. Ti confesso che, contro i galletti ci ho provato a segnare almeno un paio di volte. Avrei voluto festeggiare doppiamente, i miei anni e i nostri tifosi. Però toccò a Roberto (Della Pietra) quella gioia, vincemmo per 1-0 con un suo bel gol nel finale. Fui comunque abbastanza contento di festeggiare, anche se solo una settimana dopo, i miei 22 anni con quella vittoria, su mio gol, a Carbonia.

Mario, uno di Noi; Mario, anche lui, un’altra pietra angolare, di quel nostro piccolo, ma comunque antico e fiero,  edificio calcistico fatto di 114 capitoli annui… anche Mario se n’è andato.

Ha sofferto e lottato negli ultimi 5 mesi della sua esistenza, per battere, sempre in maniera leale e coraggiosa, il nuovo ennesimo, maledetto avversario. Non c’è l’ha fatta, e ci lascia nel rimpianto della sua dipartita. Ci lascia sì, ma il suo sorriso resta e, nessuno, neanche la Nera Mietitrice, sarà in grado di rubarcelo.
Ciao Mario, da fraterno amico, ti chiedo un’ultima cortesia, quella di battere anche Shopenhauer e, dopo l’intervallo, vedi di “goderti” con serenità, anche il Tuo Ultimo Viaggio…
Con il Tuo coinvolgente sorriso, quello che sfida anche il vento, perché… il Padreterno, il Dio della Misericordia vedrai, sarà contento.

Con  affetto, Tore