Lui, Anselmo, di giovani ragazze terranovese “eleganti e gentilissime” ne aveva conosciute diverse e piuttosto carine, soprattutto alla sala Murgia, quando nei carnevali a cavallo fra ottocento e primi del novecento, le ragazze “olbiane” (come si usava dire allora) profittavano delle briglie un po’ meno rigide dei loro patriarchi.
Doveva esserne stato molto colpito se, tra le prime cronache di questo genovese, attraccato ad Olbia per via del trasferimento di suo padre Giuseppe come cancelliere del Regio stato italico, insiste molto sulle grazie delle signorine Marras, Serra, Berardino (la sorella), Putzu, Bardanzellu Spano, Piras, Ferrari.
Parla solo di quelle di cui conosce il nome, Anselmo Berardino e si scusa con quelle non menzionate ed anche perché non è in grado di fare “la cronaca particolareggiata dei divertimenti” in quanto, quando scrive è già quaresima. E nel quadrigesimus i lazzi, gli scherzi, la musica e i balli, delle quattro sale quattro, a disposizione dei giovani terranovesi, avevano ovviamente, chiuso i battenti.
Fu durante una di queste serate che, al bancone della birra della sala divertimenti, conobbe Egidio, il cugino di Maria Serra, una delle ragazze più carine ed eleganti del “bigoncio” olbiese.
La comune frequentazione e le loro chiacchierate, per diverso tempo erano state, per così dire, solo di superficie. Un ciao reverente, ed ogni tanto un signorile cicchetto alla pasticceria Mureddu.
Entrambi si sentivano “prestati”, in un certo senso precari di questo borgo marino. Succede spesso ai tanti olbiesi di “intratura” giunti a Terranova Pausania per lavoro, per studio o per caso.
Si pensa e ci si convince ben volentieri di essere solo di passaggio, appena il tempo per qualche fugace rapporto con la comunità e poi si attende la successiva e, sempre agognata, nuova tappa. Ma a Terranova, evidentemente le cose non vanno sempre a finire così. Per qualsiasi motivo ci si metta piede, se si rimane, non è mai frutto del caso.
Anselmo, come detto, più per passatempo che per guadagno, aveva cominciato a mandare cronache al giornale di Sassari.
Ne scriveva di cose nel giornale e, da quel che appare, lo faceva con garbo, con stile ma da navigato polemista. Anselmo, pardon Cirano, non se la tirava per niente e di quando in quando come detto coltivava la gradita compagnia proprio di Egidio, il giovane sassarese, arrivato da qualche mese, amante della ginnica e della cultura fisica.
Egidio Serra (la foto lo ritrae di fronte alla “birreria di via delle terme, era stato valente atleta della Società di educazione Fisica Torres, fondata nel 1903) era colui che, anche grazie alle buone entrature dello stesso cronista, aveva messo in piedi una società per varie discipline sportive che aveva chiamato Società Ginnastica Olbia, in omaggio al nome scelto dai primi “abitanti” nel suol di quella “terra nuova”.
Sin dalle prime chiacchierate, il cronista provava a spingere l’amico perché si decidesse ad aprire la “sua arte” sportiva ai nuovi compaesani.
Egidio, in più di un’occasione, aveva manifestato una certa frustrazione per l’assenza di qualsiasi occasione di attività ludico-sportiva in un paese così arretrato e povero di qualsiasi struttura sportiva.
Raccontando la precedente esperienza di ex torresino, comparava nostalgicamente, quell’orizzonte perduto, al niente della sua nuova dimora.
Anselmo, da par suo, gli raccontava di aver avuto qualche esperienza diretta di un certo tipo, proprio a Genova dove più di una volta aveva assistito ai saggi ginnici della storica Ginnastica Cristoforo Colombo che accanto alle attività prettamente ginniche, promuoveva anche altri generi di sport, come il canottaggio, la scherma ed il velocipedismo.
Ne parlavano, spesso ed in ogni occasione.
La prima grande questione era quella di convincere le persone, soprattutto i più giovani che, da un lato della barricata sociale, dovevano pensare solo a come tirare a campare ed anche a quelli, tra i benestanti, che giovani virgulti si impegnavano, per la prima volta, a studiare per non rimanere ignoranti.
Insomma da entrambe le sponde della gioventù cittadina c’era davvero poco tempo per i giochi ludici e la ginnica.
Anselmo suggerisce all’amico di coinvolgere i suoi amici di allenamento, Cornelio Campesi ed i fratelli Bargone.
Ne parlano a lungo e finalmente, nel dicembre del 1905 hanno in mano un progetto esecutivo studiato nei minimi particolari, compresa la festa di beneficienza che, le “eleganti e gentilissime” signorine del paese non mancarono di organizzare.
Il 28 di gennaio del 1906, Anselmo, che ripeto era solito cambiare pseudonimo, in quel frangente si firma Teatralia e decisamente felice può raccontarci: “Ieri notte ebbe luogo la serata di beneficienza per la nascente società ginnastica Olbia. La vasta sala, conceduta a tale uopo dal Comitato, era stipata da un elegante numero di signorine e signore. Sedevano al cabaret le patronesse signorina Assunta Serra, Nina Putzu e Lucia Rasenti. Si incassarono circa 200 lire, la festa durò sino alle 5 del mattino. Auguro alla società prospera e lunga vita. Ringraziamenti ai membri del comitato che non badano a fatiche per assicurarne il progresso.”
Della festa Bergerac (pezzo diverso e diversa firma) parla anche due giorni dopo, completando il resoconto: “il carnevale nel nostro paese s’è inaugurato con un ballo dato dalla nascente società ginnastica Olbia, e in omaggio alla verità bisogna dire che non si poteva meglio incominciare la serie di divertimenti carnescialeschi. All’inizio del ballo l’elemento minuscolo (si riferisce ai giovanissimi atleti n.d.r.) della società ci ha dato un saggio di ciò che in pochi giorni ha imparato.
Alla festa manna de mesumaju, il 15 di maggio 1906, gli atleti dell’Olbia escono allo scoperto, in tutti i sensi, dando un primo significativo saggio delle loro abilità maturate nei primi 5 mesi di allenamenti. “Ci fu un confronto cavalleresco fra la società In Alto di Tempio e l’Olbia di Terranova.
I migliori risultarono essere: alla sbarra, alle parallele e agli anelli Egidio Serra e Cornelio Campesi; Gigetto e Pipotto Bargone; Campesi fu il più bravo di tutti nel lungo, arrivando a m 5,50.
Olbia, la squadra sportiva della città, era ormai una realtà viva e pulsante della città che, nei decenni fascisti tramuterà il suo nome in Terranova, e solo nel ’39 riprenderà possesso del suo nome originario….
Tore Zappadu