Tutte le tonalità del Nero,
sulla Bianca Maglia dei 4Mori

Olbia – Viterbese 0-1
Olbia (4-3-1-2): Aresti; Pisano (71’ Pinna), Dametto, Iotti, Cotali; Feola (71’ Geroni), Muroni, Vallocchia (71’ Murgia); Biancu (60’ Pennington); Silenzi, Ragatzu. A disp.: Van der Want, Manca, Oliveira, Vispo, Choe, Delvecchio, Mossa. All.: Mereu
ViterbeseE (4-3-3): Iannarilli; Celiento, Atanasov, Sini, De Vito; Baldassin, Cenciarelli (78’ Benedetti), Di Paolantonio; Mosti (66 Jefferson), De Sousa (66’ Zenuni), Bizzotto (12′ Bismark). A disp.: Micheli, Pini, Rinaldi, Mendez, Mbaye, Pandolfi, Calderini. All.: Sottili
Arbitro: De Santis di Lecce
Reti: 14′ Cenciarelli (VT)
Note: Corner 9-6 per Olbia; Ammoniti: Biancu, Celiento, Di Paolantonio, Pinna, Dametto. Angoli 6-7. Recupero 2′,4′. Spettatori 1000 circa.
Il difficile non è raggiungere qualcosa, ma restare almeno dove si è.
Non sono i sogni a rovinare la realtà. Per farlo, e con deprimente disillusione, basta semplicemente la… realtà.
E la nostra realtà dice che l’’Olbia di queste ultime giornate è l’ombra brutta di se stessa, essendo arrivata ben al di là della… frutta.
Certe prestazioni, più sono vuote e più pesano.
A volerci bene, teniamoci stretta una salvezza meritata e finiamola lì.
Il resto è solo penosa ripetizione di concetti e di pensieri che, a forza di riascoltarli, diventano persino stucchevoli. Non saranno playoff e, forse, è meglio così. Con che spirito e con quale animo avremmo potuto affrontare qualsiasi avversario, nelle finali per la serie B? Abbiamo speso tutto quel che avevamo per l’obiettivo principale, mettendo insieme, soprattutto al Nespoli, una serie di risultati che ci hanno regalato anche tanto rispetto e meritata considerazione tra gli avversari.
Ma, inutile girarci attorno, una rosa ristretta fino al midollo, una sequela di infortuni di pedine assolutamente insostituibili, ci hanno penalizzato facendoci concludere la stagione nel più sconfortante… anonimato. Per i ringraziamenti e le analisi di una stagione, comunque più che sufficiente, avremmo modo di discuterne alla fine di questo oggettivo “calvario” finale di campionato. Per adesso, registriamo questa “sconfitta di misura” che, a ben vedere, è l’unica nota fortunata di questa ennesima lezione calcistica impartitaci dalla appena sufficiente Viterbese di oggi. Insomma poteva finire peggio, molto peggio.
Accontentiamoci, quindi, che ci sia venuta così.
Ed ai “postumi” l’ardua sentenza.
E, per l’appunto, pensiamo al domani. Quel domani al quale, al di là dell’ultimo necessario impegno in quel di Monza, deve poterci garantire quella continuità di prestazioni che diradino quella maledetta altalena di sensazioni che, troppe volte, allettandoci con gli onori e le lusinghe degli “altari”, finivano immancabilmente col farci assaporare la polvere della depressione più acuta.
Abbiamo il dovere, ancor prima che il diritto di poterci permettere i sogni e di poter persino credere che, non tutte le albe ce li debbano, sempre e per forza di cose, distruggere.
Sedici pomeriggi maledetti come questo di oggi, sono troppi anche per la nostra storia. È pur vero che lo scorso anno le scoppole furono 20 (record negativo assoluto di tutte le nostre serie C), ma in fondo stiamo concludendo questa stagione con un misero punticino in più rispetto alla stagione precedente. Motivi e spunti di riflessione ne abbiamo più che a sufficienza.
Perché è anche vero che, probabilmente, solo la consapevolezza di aver toccato il fondo, incoraggia a ricominciare.
Ad Majora Ragazzi, nunc et semper OléOlbiaOlé
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