Con Imola (Imolese) ci scontriamo sabato prossimo per la settima volta.
Ad oggi, una vittoria ciascuno e 4 pareggi. Tutte queste gare si sono consumate nel palcoscenico della C unica.
Non poche le analogie “storiche” dei nostri percorsi storici.
Com’è noto noi, dopo le due stagioni di C (’39-‘40; ’47-’48), riconquistammo la categoria con la vittoria in serie D (allenatore Palleddu Degortes) nel 1967-68.
Anche l’Imolese nel 1940 approdò alla serie C, dove rimase però per 6 stagioni, due prima e le altre 4 successive all’interruzione bellica.
Un anno dopo la nostra promozione in C, nella stagione stagione 1968-69, la nuova Associazione Calcio Imola, guidata in panchina da Arnaldo Pantani, vinse il campionato con un distacco di 10 punti sulla Fermana, seconda classificata.
La nostra “seconda tranche” della C Unica durò per 9 stagioni pressoché consecutive, in quanto inframmezzate dal “purgatorio della serie D nella stagione 1974-75 vinto con Feliciano Orazi in panchina.
Per Imola invece, questa esperienza durò solo per tre anni, in cui, militando entrambe nel girone B, incrociammo per la prima volta nella storia, le nostre strade. Questa la sintesi di quelle epiche sfide:
STAGIONE 1969-70
La prima occasione fu in trasferta il 14 dicembre del 1969, al Romeo Galli perdemmo (1-0) con un gol della loro ala destra Angelo Amadori, un giovane che proprio il giorno dopo festeggiava i suoi 21 anni, arrivato ad Imola dalla De Martino della Juventus.
Ad Olbia, nel ritorno (1-1) assaporammo fin quasi la fine la rivincita, ma al rigore siglato ad inizio ripresa da Enrico Favilli, concesso per un fallo su Gino Merlo, risposero i Santernini, sempre su rigore all’86’ con Piero Zini, il loro esterno di sinistra che quell’anno fu anche il goleador della squadra con 10 reti all’attivo.
Quella prima stagione ad Imola viene ricordata con nostalgia ed orgoglio. Nel nostro girone militavano infatti due “nobili” decadute del Calcio Nazionale: Genoa e Spal. Incontrarle e riuscire a batterle era davvero questione di grandissimo prestigio.
L’impresa capitò inizialmente all’Imola, giusto in quella prima stagione nella Nuova C Unica. Seppur meno blasonato, un avversario come la Spal era per Imola molto più “intrigante” visto che si trattava dei cugini emiliani, con alle spalle una ventina di stagioni “trascorse” con una buonissima reputazione in serie A.
Per loro il giorno dell’Apoteosi storica si concretizzò il 2 novembre del 1969 con il Comunale di Ferrara ammutolito quando al 25’, in mezzo alla nebbia, su una punizione dal limite dell’area, Andreoli tocca il pallone per il compagno vicino Rubinato che di sinistro sferra un rasoterra che passa fra la barriera e Renato Cipollini, vanamente proteso in tuffo, e si insacca nell’angolo sinistro. Nella foto il cimelio del gol STORICO di Giampietro Rubinato.
STAGIONE 1970-71
A noi capitò, qualcosa di molto simile, nella stagione seguente e contro il Genoa. Con i rossoblù allenati in quegli anni da Arturo Silvestri, il mister della promozione del Cagliari in A, giocammo alla prima di campionato e perdemmo con il minimo scarto, con un tiro dal limite dell’area di Balestrieri che (come si vede dalla foto) il nostro Giuntini non riesce ad intercettare.
Ma alla prima del girone di ritorno, il 31 gennaio del 1971, con un Nespoli stracolmo di gente festante ed un migliaio di tifoso genoani, ed un Olbia in grande spolvero, Angelo Caocci fece il Gol Storico ed Immortale con una cavalcata di oltre 40 metri ed una staffilata dal limite che tramortì la Blasonata (9 scudetti nella storia) e portò l’Olbia calcio e Olbia tutta alla onori della… Storia.
Peccato che di quel Nostro “giorno magico” pur conservando tante foto del pubblico e della stessa gara, non abbiamo alcuna istantanea di quella prodezza immortale del nostro Angelo Bianco. Ne abbiamo scelto una del momento iniziale in cui i compianti Gesuino Moro e zio Paolino Giua con alcuni bambini, rendono omaggio alla terna arbitrale ed ai capitani delle squadre.
In questa stagione, con Imola, completammo entrambe le sfide con due salomonici 1-1.
All’andata ad Olbia rischiammo la sconfitta perché loro andarono in gol ad inizio gara, con Gastone “Gaucho” Mazzoli, un finto 9, che comunque aveva un buon fiuto del gol e noi riuscimmo a pareggiare con un bel guizzo di Antonio Ferroglio (20enne approdato ad Olbia dalla Juventus) che segnò il suo unico gol all’ultima gara delle 6 presenze complessive, tutte nel girone di andata.

Come curiosità storica, va ricordato che in queste 2 stagioni assieme all’Olbia nel girone giocava anche la Torres e tutte le squadre continentali, evidentemente per risparmiare nelle trasferte, venivano fatte giocare una domenica a Sassari e nella domenica successiva ad Olbia. Questa “staffetta” venne utilizzata anche in quella seconda stagione, solo che, prima del confronto al Nespoli, l’Imola allenata da Tagliasacchi, perse rovinosamente con la Torres per 4-0 e come ricorda Fausto Lodetti, difensore dell’Imola: “Tagliasacchi, che pure era un gran preparatore e un tattico molto preciso e minuzioso, aveva un carattere troppo fragile. Non sapeva gestire le sconfitte. Ricordo che in Sardegna, dopo la sconfitta con la Torres, e in attesa della sfida con l’Olbia, ci fece vivere una settimana da inferno. Comunque, in quella sfida coi bianchi andammo in vantaggio e il loro pareggio arrivò solo nel finale e, dopo l’impresa dell’anno prima con la Spal, anche il secondo anno ci togliemmo una bella soddisfazione, quella di pareggiare in casa del Genoa».
Ad Imola al ritorno, quarta sfida della storia, stesso copione e risultato dell’andata, prima sono loro ad andare in vantaggio con un rigore segnato dal difensore Montuschi, arrivato quell’anno dal Faenza; nella ripresa noi recuperammo anche stavolta con un “marcatore” piuttosto irrituale, visto il gol arrivò da una bella inzuccata di Walter Noccioli sull’ultimo corner a disposizione a dieci muniti dalla fine. Questo del bravissimo “stopper” toscano fu il primo dei due gol segnati (l’altro due anni dopo sempre per il pareggio di 1-1, con Viareggio) nelle tre stagioni in cui ha vestito con grande maestria e sicurezza per 106 presenze la maglia bianca.
STAGIONE 1971-72
In quella annata, l’ultima di quel ciclo per Imolese, visto che alla fine retrocesse, per noi le cose andarono meglio, sia negli scontri con Imola, sia come prestazione complessiva della squadra.
Quel campionato, il secondo del triennio a “guida” De Petrillo, finimmo Noni assoluti in Classifica (miglior piazzamento mai raggiunto nella C unica) con 38 punti (record assoluto con le vittorie a “2 punti”), frutto di 12 vittorie (record eguagliato anche nella prime due stagioni dell’era Marino) e 14 pareggi; anche le sconfitte furono 12.
Ad Imola pareggiammo, per la prima ed unica volta senza reti (0-0), in una partita abbastanza scontata, quantomeno per la condizione di entrambe le squadre. Si giocava infatti la 7ª gara del campionato. Imola, nelle prime sei gare, aveva racimolato appena 4 punti (una vittoria con Prato e 2 pari con Empoli ed Entella, 3 le sconfitte con Rimini, Spal e Sangiovannese).
Noi stavano un po’ meglio perché dopo la prima di campionato, persa con il minimo scarto a Macerata, non perdemmo più, conquistando una vittoria a Rimini e ben quattro 0-0 nella gare con Giulianova, Parma, Lucchese e Pisa. Quell’Imola-Olbia del 24 ottobre del 1971 finì con il nostro quinto 0-0 in 7 giornate, con Giuliano Bettella (741′ il suo record senza reti) che per la sesta volta non incassava gol e con l’Olbia che stava per completare con le tre successive preziosissime vittorie (2-1 a Sangiovanni Val d’Arno più le due vittorie al Nespoli con la Samb e lo Spezia) un filotto di 9 risultati utili consecutivi che non abbiamo mai più ripetuto nelle altre edizioni della C unica.
Eravamo forti, e anche per questo al ritorno, al Nespoli ci fu la squillante vittoria per 3 a 0, con reti tutte made in Terranoa (2 reti di “Pelè” Marongiu, una dell’immancabile Angelo “Fedale” Caocci).
Del resto in quell’Olbia super, su 23 giocatori schierati in stagione, 10 erano Tutti rigidamente nativi di Olbiabella.
Tore Zappadu