E’ ARRIVATA L’ORA DI CAMBIARE LO SPARTITO

Astrea-Olbia 1905 1-1:
Astrea: Micheli; Cruciani, Briotti, Sannibale, Dionisi (46’ Di Ventura); Gaeta, Donà, Di Fiordo, Ferazzoli (46’ Giuntoli); molino1Simonetta, Amico (71’ Circuri). A disp.: Ciurluini, Forchini, Pentassuglia, Luciano, Argento, Maurizi. All.: Rambaudi.
Olbia: Sarao; Doddo, Castells, Miceli, De Cicco; Steri, Franzese (91’ Masia), Moro (73’ Mastinu), Molino, Capuano (57’ Brenci); Khalì. A disp.: Deiana, Varrucciu, Peana, Ravot, Falasca, Florin. All.: Biagioni.
Arbitro: Trischitta di Messina
Reti: 38′ Molino, 64’ Donà.
Note: Spettatori 100 circa. Angoli: 5-3 per l’Astrea. Recuperi: un minuto per il primo tempo, 4 per il secondo. Amm: Ferazzoli (A), Babacar (O).

Un altro brodino caldo/gelato nella grigia stagione della ex… riscossa. L’Olbia del “Ritorno” continua a vivacchiare nelle cantine dei bassifondi della classifica, quanto e peggio dell’Andata. Anche da Casal del Marmo si torna con lo stesso umore e gli stessi cattivi presagi delle esperienze precedenti. 5 gare, due sconfitte, tre pareggi ed una vittoria non certo esaltante contro il Sora.
E non basta. Quel che disarma nella constatazione del cosiddetto stato dell’arte è che si viaggia senza alcuna rotta precisa. E quando si schierano i trentenni in fase calante di carriera, ed una sola punta tra i 9 “possibili rincalzi” nella panchina (tra cui due centrali fissi, quasi che questa fosse ormai la loro fissa dimora) non è certo il modo migliore di ritrovare la rotta. L’Olbia di oggi pare vivacchiare con il solo pensiero di cavarsela alla bell’e meglio con una risicata salvezza. Senza programmare niente per il futuro, anzi tradendo la sua vera ed unica tradizione storica, quella dell’investimento sui giovani. Dopo due domeniche di inutile attesa, siamo cui a registrare l’ennesimo inspiegabile rinvio della presenza, almeno in panchina, di un talento naturale come Mbaye Mamadou Lamine. La società tutta e non solo essa si è dannata l’anima per recuperare all’organico un attaccante stra-desiderato e stra-conosciuto anche da tutti gli staff tecnici che si sono succeduti in queste due stagioni. Ebbene, pervicacemente, senza alcuna giustificazione plausibile, Mamadou giace nel dimenticatoio, a fare esperienza nel nulla.

Ma non solo lui. Basti pensare alla fatica che ha fatto anche l’ineguagliabile Khalì di oggi, per conquistare il prestigio dovutogli ed il suo posto al sole. E c’è dell’altro. L’Olbia, per chi la volesse sul serio osservare più da vicino, ha una juniores di tutto rispetto. Ci sono giovani che, non da ora, meriterebbero, anche a rotazione, una chiamata di prestigio e di crescita nella rosa della prima squadra. E qualche minuto giocato. Lo scorso anno eravamo tra le regine nella valorizzazione dei giovani (abbiamo preso persino il premio come secondi in classifica). Quest’anno anche in questa graduatoria siamo in piena zona retrocessione. Eppure, basterebbe perdere un po’ del proprio tempo ed osservare i nostri giovani: Sono tanti, bravi e sono anche molto promettenti.  Non lo si è fatto prima, ma ora che la squadra campicchia in una condizione di sempre più deprimente anonimato, quale migliore occasione per gettare semi che possano germogliare in un futuro meno gramo?
Mi si perdoni, il predicozzo di anziano cronista, ma sono sempre più convinto che coltivare il presente pensando al domani sia il modo migliore e più indicato per festeggiare i  110 anni di onorata storia bianca, alla continua ricerca di talenti e di giovani di belle speranze. Arrivati alla mia età diventa sul serio molto poco interessante analizzare gli eventi di un singolo incontro, gli innegabili errori arbitrali o le carenze della guida tecnica. Mi spiace non soffermarmi più sulle qualità di ragazzi di talento come Molino, Steri, Khali etc. A me adesso importa, e tanto, ridare speranza e un orizzonte ad una storia che non si accontenti di vivacchiare e di avere in classifica qualche punticino sopra lo sgangherato Selargius (con il massimo rispetto per quei ragazzi e per il loro gigantesco allenatore). Selargius che, ad onta di ogni dubbio, ci ha persino umiliato sul campo di gioco con un manipolo di giovani che, almeno loro, si stanno costruendo probabilmente un migliore futuro di quel che non offra quella piazza. No, non mi va di fare il notista in questo modo.

E, comunque, chiedo umilmente scusa ancora una volta per le mie intemperanze senili. A me, arrivati a poche puntate dalla fine di questa sgangherata stagione, a 12 scalini dalla conclusione del nostro cammino comune, interessa soprattutto se la società disponga o meno della capacità di bucare l’orizzonte, per costruire o, almeno, sognare di costruire qualcos’altro. Se così non fosse; scusatemi ancora, ma in questo sito non farò altro che raccontare tutte le innegabili, interminabili e insopportabili nostre sfumature di Grigio.
Perciò come sempre, vi auguro Ad majora Ragazzi. Ad majora perché il vostro e nostro futuro sia sempre e solo Bianco, senza più alcun’altra confusione di sconfortanti … mezze tinte.
Salvatore Zappadu