Il derby di Sardegna va avanti con la sfida n° 109, la 57ª in campionato: 11 vittorie per noi, 23 pareggi e 21 successi rossoblu; 42 gol fatti, 62 subiti.
Olbia-Torres è battaglia sportiva in ogni aspetto del calcio.
Che sia coreografia o pretattica, proclami di superiorità o silenzi stampa. Tutto assume contorni dilatati, sfalsati da un campanile che, nonostante gli anni di assenza, non ha perso niente della sua “tirriosità”.

“E uniti fidenti, in giovane schiera/
Al vento spieghiamo la nostra bandiera”
così si conclude l’inno della Torres
.

Indosso e porto una maglia antica/
colore bianco, gloria infinita

sono invece alcuni versi di quello olbiese.

Anche l’etnia tra le due città è storia, non solo di Ciògga o Cozze.
Le due società sono state da sempre fucina di talenti sardi (Cuccureddu, Zola, i fratelli Piga in rossoblù; I Giagnoni, Renato Caocci e Gianmario Rassu con la maglia bianca), ma soprattutto di calciatori autoctoni che, con i colori della propria città natia, sentono molto di più il “profumo” del confronto.
Se Olbia e Torres potessero mettere in fila i giocatori indigeni che, nella loro storia, hanno vestito le loro casacche, non solo riempirebbero il rettangolo di gioco, ma avrebbero da schierare degli 11 di grandissimo rispetto.
E se da un lato ci sono i Serradimigni, i Sanna, i Gavini, Dettori, Salvatore Pinna, Coghene, Palmisano, Tolu e così via.
Dall’altra potrebbero rivendicare buon diritto di cittadinanza i tre Picciaredda, i tre Giagnoni, i due Podda, Balzano, Conte, i tanti Degortes, gli infiniti Spano,  e poi Petta, Marongiu, i tanti Caocci, Guspini, Varrucciu, Bagatti, Moro, Molino, Siazzu e via discorrendo.

Anche la coreografia è storia.
Un percorso sportivo e sociale fatto di rincorse, cadute, vittorie e sconfitte che, volenti o no, vedono coinvolte anche le comunità cittadine.
Un percorso non solo di scontri, ma di tanti “incontri” e di centinaia di “incroci” che, piaccia o no, agli ideologi dell’Ultrassismo “duro e puro” le commistioni sportive tra Olbia e Torres sono state tante negli anni, dentro e fuori dei derby.
Fra i tanti aneddoti, ne vogliamo ricordare uno di 49 anni fa.
Mi riferisco a quando Tonino Colomban, dalla panchina della Torres si trasferisce nel golfo olbiese.
Nel 1973, dopo aver preso informazioni da Allasio, presidente della Torres, Elio Pintus il nostro presidente, prova ad ingaggiare Colomban già allenatore rossoblu in diverse annate.
Il mister chiede 12 milioni di lire, Pintus il presidente gliele concede solo la metà e, di fatto, 6 milioni sono anche meno di quanto aveva percepito con la Torres l’anno prima quando, comunque, per poter raggiungere la salvezza la Torres lo aveva dovuto sostituire,  con l’allenatore in seconda, Vanni Sanna.
Colomban fallisce anche con l’Olbia ed a gennaio arriva Milan che, alla fine farà anche peggio di lui e così anche l’Olbia retrocede.
Sanna invece, che allena per soli 4 milioni, inaugura la sua epopea che diventerà patrimonio “storico” della Torres.
Farà giocare due ragazzini di 16 anni (i fratelli Piga, quelli del “rigoreXgemelli”) ed un bomber di grande futuro Gigi Piras e, per quel che riguarda i rapporti con l’Olbia, alimenterà anche quella stagione di trasmigrazioni tra Torres e Olbia e viceversa che, come mai sia accaduto nella loro storia centenaria delle due squadre, sarà foriera  di tanti campioncini “fatti in casa” che onoreranno la storia delle due compagini:  Farina, Di Carlo, Tamponi, Asara, Leoncini, Saporito, Gasbarra, Sergio Pinna, Planetta, Mariani, Cossu, Gilardi, El Kamch, Masala, Lisai, Demartis, Palumbo, Bonvissuto, i fratelli Spano e tanti, tanti  altri.

IL DERBY AD INSEGUIMENTO TRA SASSARI E OLBIA
– Quando, tra aprile e giugno del 1903 nasce la Società Educazione Fisica Torres la città di Sassari contava quasi 40 mila abitanti (39.950); il primo saggio ginnico di quei giovanissimi atleti, nel settembre di quell’anno, ebbe un forte impatto nella cittadinanza.
Ad Olbia quando, per iniziativa di Egidio Serra, proprio uno di quei giovani ginnasti sassaresi, trasferitosi con la famiglia per ragioni di lavoro nell’allora Terranova Pausania, nel dicembre del 2005 mise insieme i primi 100 iscritti nella Società Ginnastica, la nostra Olbia contava 5.500 anime (appena il 13,7% della “rivale” Turritana).
– Nel 1924, quando comincia la sequela di Derby, con un’amichevole (2-0 dalla Torres) celebrativa del XXI° anno della Fondazione Torresina,  le città hanno rispettivamente 46.450 abitanti per Sassari, con Olbia a quota 8.890, vale a dire il 19,35% (poco meno del 20%) rispetto alla rivale.
-Nel 1968 quando si disputa il Derby n° 41, il primo in serie C (1-2 per la Torres al Nespoli)  Sassari con 101.239 abitanti ha da poco superato quota centomila, mentre Olbia si attesta sui 22.070, con una percentuale che vale poco più del venti per cento (22,80%).
– 49 anni dopo: nel 2016, nell’ultimo scontro di campionato, al Vanni Sanna, spareggio playoff  per promozione in C, quando vince l’Olbia per 1-0, Sassari vanta 127.625 abitanti ed Olbia con 59.368 ed il 46,52% riduce enormemente il gap dal suo capoluogo di provincia.
– Ed OGGI, alla nuova puntata di questa lunga, ma inarrestabile rincorsa, si confrontano per la 109ma volta le rappresentanze calcistiche  della due città, con Sassari che ha 121.262 abitanti; ed Olbia che è arrivata a 62.262 abitanti, vale a dire il 51,45% di una rincorsa che, obiettivamente, stando ai trend del nuovo millennio, potrebbe non tardare troppo a raggiungere la… meta.
La storia sportiva, la quotidiana vita sociale, economica e politica delle due città è fatta anche di questo Derby socio-economico che, forse non a caso, è stato nel secolo scorso agli antipodi sulle scelte economiche e sociali che, le rispettive classi dirigenti, hanno pensato di intraprendere per lo sviluppo e il benessere delle proprie comunità. foriere di eventi, obiettivi e risultati diversi tra i due territori.
Olbia e lo splendido “smeraldo costiero” gallurese, rappresentano una delle eccellenze internazionali nel settore Turistico che ricade, a raggiera, su tutta la filiera economica isolana, dall’agricoltura, al commercio, dall’alimentare ai trasporti, in una parola all’intero mondo dell’indotto che può e deve rappresentare di fatto il futuro fruibile ed ecocompatibile per tutta la Sardegna.
Lo raccontano, come abbiamo provato ad enumerare, non solo il numero degli insediamenti umani, ma anche quelli economici, infrastrutturali e sociali che descrivono una espansione oggettivamente importante e a dimensione…sardocentrica.
Dietro e dentro il Derby c’è anche tutto questo di cui abbiamo accennato.
Modi diversi di “costruire” e “impostare” la propria esistenza nella Terra più bella del mondo che, manco a dirlo, proprio nel Calcio, il gioco più bello del mondo, trova mille e più motivi di rivalità, acredine, “tirriosità” che, purtroppo, spesso valicano i confini della sportività e delle decenza.
Lo sfottersi tra le tribune, il contrastarsi con tutto l’ardore possibile dentro il rettangolo di gioco, fanno parte dello spettacolo, tutto quel che va oltre annoia ed, a lungo andare, annacqua la sana e simpatica rivalità sportiva in “stupido bullismo d’accatto” che non ha niente a che fare con i valori dello sport e non fa bene all’onore della maglia e delle nostre storie.
Quindi Buon e Salutare Derby a Tutti
Tore Zappadu

P.S.: Nell’occhiello una foto inedita che ricorda la nostra formazione, di uno dei tantissimi confronti fra le squadre giovanili o squadra B come si usava dire allora che, confermano la secolare “frequentazione” sui campi di campi tra le nostre due compagini.