Siamo dunque al Calcio che conta. Coppa Italia, d’accordo, ma sempre il calcio che conta. L’Olbia, grazie al suo brillante risultato dello scorso anno, quarti con il diritto ai playoff, ha “saltato” la cosiddetta fase preliminare di questa importantissima competizione nazionale, che invece ha interessato tutte le altre sarde più 91 compagini. Adesso al cosiddetto primo turno si affrontano 110 squadre, e ci siamo anche noi. Dopo le gare odierne si rimane in 55 per via della eliminazione diretta. A queste si aggiungeranno altre 9 squadre così da diventare 64 per il secondo turno e così via, dai 32esimi di finale fino alla finalissima nella prossima primavera. L’Olbia, nella sua storia di serie D ha affrontato la Coppa Italia della D, solo in quattro occasioni, visto che questa formula esiste appena dal 1999 e, per la verità, non l’ha mai presa troppo sul serio (anche per via degli oggettivi costi degli ulteriori trasferimenti in continente). Forse anche per questo nessuna sarda finora ha vinto questo importante trofeo che hanno primeggiare 7 volte le squadre campane, addirittura nelle ultime tre edizioni di fila, 2 volte quelle lombarde ed umbre, 1 sola volta per squadre laziali, della Basilicata, Veneto e Toscana. L’Ultima edizione, come detto, l’ha vinta un undici campano, il Pomigliano battendo ai rigori (è stata la prima volta nella storia della Coppa dilettanti) il Ponte San Pietro Isola, squadra del bergamasco.

Insomma, stando al passato questa con il Budoni nel pomeriggio dovrebbe essere solo una partita, non dico amichevole, ma di precampionato, giusto per saggiare la forma per la prima di stagione con il Selargius domenica prossima. Eppure a me non sembra assolutamente così. A vederli trottare e faticare nel campo di allenamento con sedute (ad oggi più di 50 complessive) allegre e di gruppo quanto volete, ma sempre puntuali e tiratissime ho come l’impressione che questo pomeriggio per Scotto ed i suoi ragazzi, sarà partita vera. E che, probabilmente, anche questa Coppa non sarà solo un ticket di ingresso e basta.
All’alba del nuovo millennio, esattamente nel campionato 2001-02, l’Olbia stravinse, con 10 punti di vantaggio sull’Uso calcio, il suo allora ultimo campionato di serie D. Giocavamo nel girone con le Lombarde e, credetemi, non era per niente semplice. Alla fine di quel campionato disputammo vincendo, anche noi ai rigori, persino la poule scudetto contro l’Aglianese e diventammo quindi campioni d’Italia dilettanti. La società commemorò questo risultato con un bellissimo album che, come molti tifosi conservo come reliquia, omaggiando i suoi campioncini. Ve lo ripropongo nelle foto, come segno di buon augurio e viatico per il vostro e nostro futuro.

Album1 Album2 Album Terza


Alla vigilia di questo torneo, dei nostri 110 anni mi piace credere che, come allora, anche i nostri ragazzi di oggi abbiano in corpo quella stupenda voglia di primeggiare e vincere che avevano quei Melino, Di Gennaro, Alessandro Farina, Milia, Pittalis, Siazzu, Rassu e tutti gli altri. L’allenatore era Foschi, che  successivamente abbiamo avuto strenuo avversario in panchina con Torres e Alessandria. Oggi in panchina abbiamo un altro “cagnaccio” della grinta e del bel gioco che, manco a dirlo, viene da Sassari. E soprattutto, abbiamo un gruppo solido e potenzialmente fortissimo di 22/23 giocatori tutti di altissimo livello. Bene, la dico tutta, giusto per espormi alzando con passione l’asticella della attese della sportiva presunzione: se allora ci fermammo a due titoli su tre (promozione e scudetto) perché non sognare il triplete?
Nessuno e dico nessuno, in Italia c’è mai riuscito. Almeno proviamoci, la forza dei ragazzi, della panchina e della società è tale che ci possiamo almeno provare. Lo merita questa città, non solo per la sua storia fatta di non pochi onori e di tanti dolori (penso al bombardamento nella festa di san Simplicio del ‘43 dove morirono tanti nostri tifosi e persino qualche nostro giovane ex atleta, od all’alluvione devastante e dimenticata, dalle autorità, dello scorso anno), ma anche per la atavica simbiosi con la sua squadra dalla maglia bianca e con i quattro mori sul cuore.
È solo un mio songo? Non credo. A cominciare da questo pomeriggio, scriviamo la nostra nuova storia, cominciano le “danze” ed i festeggiamenti per il nostro bellissimo 110° compleanno.
Ragazzi anche questo ho aperto il mio Grazie ancor prima di iniziare.
Ed ovviamente ad Majora, Sempre.
Simprie
***Per una distrazione imperdonabile (ma voi, se potete perdonatemi lo stesso) avevo annunciato erroneamente la partita al Nespoli- Me ne scuso e, spero, che refusi come questi non mi capitino più. Scusate.