La madre dei Decreti è sempre in cinta.
I Prefetti? Che ci sian qualcun lo dice, cosa sian nessun lo sa!
Ed allora ogni tanto, compaiono loro (a complicare le cose semplici). IPrefetti di turno, i più arcaici, antistorici ed inutili “servitori” di uno Stato che (da tempo) non da più loro alcuna competenza ordinaria specifica, all’infuori del lauto stipendio e della numerosa, costosissima ed altrettanto inutile pletora di dipendenti senza più alcun ruolo e senza più futuro.
Dopo Sassari, dopo Nuoro, dopo Castiadas, poteva mancare Lanusei? Per la serie, non facciamo mancare niente e continuiamo ad uccidere il calcio. Non basta il becerume di ultras sempre più, spesso e volentieri, fuori dal contesto e fuori dalla storia, ci si mettono anche i cosiddetti tutori dell’ordine pubblico ad incasinare il clima.
Prima, durante e dopo Olbia-Torres, si era creato un tal humus di “tensione” e di “guerriglia” artefatta che, per non sapere né leggere né scrivere, ho preferito rispettare alla lettera quel divieto e sono andato da Solo a vedere la partita (senza la mia compagna residente a Loiri e, perciò, reietta per le autorità turritane e quindi impossibilità ad assistere all’evento).
Quando è finita, mi sono fermato a mangiare un panino con salsiccia (non avendo pranzato) nel piccolo pavillon rimediato presso un’uscita del Nespoli, quel dal lato degli spogliatot. Ed ero “circondato e/o difeso” (?) da dozzine di poliziotti e tutori della legge che presidiavano il pullman della Torres. Un muro impenetrabile per chiunque volesse entrare, ma di sicuro non per chi intendesse uscirne.
Visto che ben tre giocatori rossoblù in compagnia della fidanzata di uno di loro, saltavano la “staccionata” e pensavano bene di passeggiare a pascolo brado fuori del recinto, prestabilito ed a loro delimitato. Quando seppi della indecente e delinquenziale aggressione subita da quegli improvvidi “turisti fai da te” da parte di alcuni sbarbatelli in crisi di astinenza dal solito cazzeggio bullesco, mi sorpresi che nessuno vedesse l’anomalia di un tale spiegamento di forze, di tale sequela di divieti e del fatto che le fidanzate di Sassari o di qualsiasi altra parte fossero, così come decine e decine di tifosi (nel senso più aulico e rispettoso del termine) dei rossoblù avessero avuto accesso al campo ed avessero impunemente (per le regole allora decretinate dalla Prefettura per quel derby) fare come cazzo gli piacesse. Adesso si scopre che anche Lanusei è fuori dalla portata degli appassionati olbiesi (di qualunque età e di qualsiasi condizione). Appassionati che, come si era liberi di fare un tempo, avessero avuto voglia e desiderio di farsi una gitarella per assistere ad uno spettacolo comunque unico. Bene ha fatto l’Olbia, come società, a dire la sua, male fanno i sardi di Lanusei ad accettare che passi questa logica dell’esclusione e della paura.
Questa storia deve finire, perché non ha alcun senso. Non ha senso pensare che Noi appassionati del pallone, per qualsiasi bandiera tifiamo; Noi che abbiamo la fedina penale pulita, che paghiamo le tasse che mantengono i Prefetti e non solo loro; Noi che amiamo prenderci per i fondelli con gli “avversari” per una gara vinta o innervosirci per un gol preso; Noi che abbiamo diritto alla Nostra Libera Domenica, anche perché viviamo nell’epoca di Schengen con i confini sempre più aperti e sempre più vasti; Noi non possiamo accettare di essere trattati peggio degli esuli siriani, o africani.
La Sardegna è una, anche se fatta di tanti comuni e di tanti campanili; ma vivaddio è UNA e rimarrà tale anche a dispetto vostro.
LA SARDEGNA NON APPARTIENE AI PREFETTI.
Fermiamo questa deriva cretina che sta massacrando il calcio, fateci godere lo spettacolo senza farci sentire carcerati in CASA NOSTRA. Potete venire anche Voi, signori Prefetti, a vedere che effetto fa passare un’ora e mezzo di passione per il gioco più bello del mondo. E se non volete venire, fa nulla; ma almeno dimenticatevi di Noi e lasciateci vivere la nostra passione non violenta in santa pace.
Tore Zappadu