Questo fu, il Suo primo “undici”: Poggi, Conte, Renzo Sechi, Sabbatini, Pavarini, Bernardi, Amadei, Poletti, Misani, Balzano, Casini.
Era il 24 settembre del 1961, Renzo aveva poco più di vent’anni. Allenatore di quella stagione era Aldo Longhi, arrivato da Jesi, la sua città e la sua Squadra, dove ritornò l’anno successivo, non prima di aver sponsorizzato l’arrivo del suo conterraneo, amico e collega “Roldo” (diminutivo di Aroldo) Collesi che, ad Olbia rimase, per pochi mesi, ma ebbe il merito storico di “aprire la strada” all’epopea di Zio Palleddu Degortes, allora massaggiatore, ma di cui proprio Collesi era stato preveggente “talent scout”.
Sì, quelli erano i tempi in cui, il passa-parola ed i suggerimenti tra i protagonisti dei campionati minori erano la fonte naturale da cui attingere per le “fortune-sventure” della compagini calcistiche.
All’anagrafe il suo nome completo era Lorenzo ma, molto più amichevolmente, per tutti era Renzo… meglio ancora Renzo Sechi, nome e cognome di un giovane brillante terzino sinistro nativo di Calangianus.
E proprio dalla squadra giallorossa, dove l’anno prima giocava assieme al nostro ex capitano Egidio Podda, che ne caldeggiò l’acquisto, arrivò nell’estate del 1961 a ricoprire per 6 stagioni e 139 partite, il ruolo che, nelle due stagioni precedenti, era stato di Piero Costagli, toscano con 65 presenze, sulle 68 gare complessive di quei due campionati.
Insomma, una “pesante” eredità che, comunque “Renzino” seppe meritare ampiamente.
Renzo Sechi, di quelle 6 stagioni, in almeno tre (“61-“62;“63-“64 e ”64-“65) saltò soltanto 6 gare, di cui 3 per squalifica. Calcisticamente era un classico terzino francobollatore, di quelli che inseguivano il loro avversario anche dentro gli spogliatoi. Fisicamente somigliava molto, a Giacomo Losi (capitano della Roma di quei tempi), non segnò mai un gol, ma fu triste quando il 7 ottobre del 1962 la sua Olbia perse la gara al Nespoli con le Fiamme Oro, a causa di una sua deviazione su tiro beffardo della mezzala ospite Binagli.
La sua migliore stagione fu certamente quella della riscossa dell’Olbia “coscritta” in prima categoria, dopo la retrocessione punitiva per i fatti di “Narni”, quando, assieme a Nedo Bernardi, fu l’unico a non saltare un appuntamento sia in campionato (30 presenze, con 25 vittorie, 3 pari e 2 sole sconfitte con Libertas Alghero e Sorso) sia nella fase finale per la promozione in D (6 gare, 3 vittorie 3 pareggi).
Nella stagione 1965-1966, dopo 8 sconfitte consecutive il presidente Pintus, in attesa dell’arrivo del nuovo allenatore Dino Moscardo, affidò la guida di una squadra, in depressione acuta, al tandem dei difensori Giovanni Secchi (stopper di grande spessore) e Renzo Sechi. Per una gara (col Tempio in un pareggio per 2-2, con gol di Favilli e Merlo) anche il nostro amato Renzo divenne allenatore della Sua Olbia.
Quella fu la sua ultima stagione, in maglia Bianca, rimase ancora nei campi di calcio della sua Calangianus e della Gallura.
Il suo addio, dal palcoscenico della Nostra Storia, seppur atteso, fu doloroso per tutti quelli che avevano avuto modo di apprezzarlo come atleta e come uomo.
Doloroso allora, ma certo non paragonabile alla tristezza ed al dolore che ci ha colpito alla notizia della sua scomparsa.
Ciao mite, buono ed unico Renzo della secolare storia dell’Olbiacalcio. Nessuno di noi ti dimenticherà, amico “caragnanesu” recordman di presenze e di stima incondizionata per Tutti Noi.
Buon viaggio, per l’eternità Olbiabella Ti Ama
Tore Zappadu
