LUCCHESE-OLBIA 1-0
Lucchese (4-3-1-2): Galletti; Alagna (72’ Visconti), Bachini, Maddaloni, Merletti; Mastalli, D’Alena (81’ Tumbarello), Di Quinzio (50’ Ferro); Rizzo Pinna (81’ Sempri), Catania (50’ Bruzzaniti), Ravasio.. All.: Maraia.
Olbia (3-4-1-2): Van Der Want; Brignani, Bellodi, Emerson; Gabrieli, La Rosa (71’ Minala), Incerti (63’ Sanna), Sueva (81’ Finocchi); König (81’ Glino); Boganini (71’ Ragatzu), Babbi. All. Occhiuzzi
Arbitro: Enrico Gemelli di Messina
Rete: 95’ Maddaloni
Note: 4-2; amm. Gabrieli, La Rosa, Alagna; rec.:+1’+5′.
Usciamo anche dalla Coppa Italia; fallisce così il primo degli obiettivi prefissati dal presidente Marino.
Ovviamente usciamo meritatamente, perché, come sempre di questi tempi, la partita l’hanno fatta gli avversari e, conta davvero poco, che il gol sia arrivato all’ultimo minuto, perché, da questo punto di vista, l’Olbia non delude mai, prima o poi un gol in saccoccia lo becca sempre.
Una gara, questa sfida di Coppa, giocata al piccolo trotto con due undici zeppi di seconde linee. Nel primo tempo (entrambe al piccolo trotto) ci sono stati pochissimi spunti degni di nota; per noi va rimarcata la buona prova di Sueva sulla fascia destra, la sicurezza di VdW, Brignani, La Rosa, la generosità e l’impegno di Babbi che, però, sembrano essere le uniche vere doti attualmente in suo possesso.
Nella ripresa tutto come sempre, in ogni confronto di questi due mesi strampalati e ammorba dati dal buioi più totale. La Lucchese ha fatto la gara, noi abbiamo osservato, sùbito e, nonostante la strenua difesa del solito impareggiabile Olandesinolbiese, capitolato come da… copione.
Buona l’idea di far fare minutaggio ai giovani e, comunque, di riuscire a tener botta per i primi 45’, ma questa ennesima sconfitta, non cambia di una virgola la sensazione di impotenza che la nostra amata sta “sprigionando” gara dopo gara, senza alcuna soluzione di continuità.
Domenica siamo ad Imola, per affrontare il secondo gradino della “scalinata” di 9 partite messe sul tavolo di questa nostra stagione da un Marino sinora più che accomodante.
E ci andiamo con una “lista” sempre più risicata e con il morale sotto i tacchetti.
Il rischio concreto è che si prolunghi il rosario delle penitenze.
La paura è che, come cantava un poeta del scolo scorso, quel ci attende sia: “La solita strada, bianca come il sale Il grano da crescere, I campi da arare Guardare ogni giorno, Se piove o c’è il sole
Per saper se domani, Si vive o si muore…”
Ovviamente solo sportivamente parlando, perché in fondo stiamo sempre “ciacolando” solo di un gioco, il gioco del pallone in cui, in questa stagione, a giocare, sorridere e vincere si divertono solo gli altri…
Ma sempre e comunque Ad Majora perché la speranza in maglia Bianca non muore mai, e quindi per tutto il bene che Vi Vogliamo Tutti assieme speriamo che:
Nos sarvet DeusA cand’isetat sa fortunaA t’istricher sa manu…
Tore Zappadu