dal libro Olbiabella Kentu e bindighi
Nella stagione 2002-03 l’Olbia di Mauro Putzu riassapora il gusto, più consono, del calcio professionistico. Dopo la stupenda cavalcata della promozione e dello “scudetto dei poveri”, mister Carboni guida un manipolo di 27 calciatori, con alcune eccellenze: Rassu, Siazzu e Giglio in avanti; Coscione, Pastine e l’emergente Deliperi in porta; Ottolina, Mugnaini, Melino a difendere; Bolognesi, Gianni Spanu, Milia, Pittalis in mezzo e poi tanti altri dignitosi e bravi alfieri di quella Olbia vocata al… futuro.
Tra loro un ragazzo che, nelle due stagioni precedenti , aveva militato senza troppo fortuna alla Torres. Tra spezzoni di gara e qualche avvio da titolare, Andrea Polizzano (nella foto), nato il 15 febbraio del 1979 a Marino nei colli romani, ha timbrato con i rossoblu 19 presenze in due campionati di C1.
Con noi partì per 13 volte titolare, 3 volte venne inserito a gara iniziata, per un totale di 16 gettoni e 1.184’ sul rettangolo di gioco, con intermezzo di non pochi infortuni.
Nessun gol o guizzo particolare in campionato, ma un gol Andrea lo siglò all’ultimo minuto nella gara di Coppa Italia a Viterbo, dove l’Olbia riuscì a strappare l’unico pareggio, su 4 incontri.
Anche nelle altre gare Polizzano giocò da titolare, sia a Tivoli (perso per 1-2) come nel derby con la Torres (perso al Nespoli per 1-2), in cui l’ex Polizzano, ebbe un po’ troppa disattenzione in occasione del primo gol, e dove l’Olbia concluse la gara con 9 uomini (espulsi Iossa e Siazzu) e con la curiosità della direzione di un altro arbitro Sacco di Civitavecchia ad Olbia, il primo (e finora ultimo) dopo l’indimenticabile Alario.
Ci siamo dilungati sulla vicenda agonistica di questo ragazzo di 23 anni, perché il suo arrivo ad Olbia fu accompagnato da una sequela di “informazioni” extra sportive che, probabilmente, ne hanno condizionato e rovinato il suo percorso agonistico. Il titolo che avete letto non è una fake-news, ma un dato di fatto che racconta le malefatte del pallone nei palazzi del potere.
Racconta di bilanci truccati, falsati da “partite” economiche usate come fossero pedine di una strategia del malaffare finanziario. E, per quanto riguarda, il nostro ex-difensore Andrea, nella stagione in cui lui sudava e correva per fare semplicemente la sua parte, per le sorti della maglia bianca, valeva davvero 8 miliardi di vecchie lire. Sì Lui era proprio un tassello di quel risico complicato, dei bilanci delle superpotenze calcistiche, che aveva (ed ha ancora) il nome accattivante delle plusvalenze.
Polizzano, un calciatore? Piuttosto un patrimonio.
Nell’ estate 1999 il difensore romano passò dall’Inter al Lecco per 2 milioni di lire. Nell’ estate 2000 è tornato dal Lecco all’Inter per 51 milioni e immediatamente girato al Milan per una plusvalenza di 8 miliardi di lire. Mistero o miracolo dei bilanci. Poi arriva in C2, alla Nocerina in un anno con staffette di allenatori (Provenza, Fabris, Arcoleo, Fabris) con l’obbligo di giocare un certo numero di partite per consentire al club di ricevere una cospicua somma di ulteriore valorizzazione. L’allora centrale dell’Olbia è stato inserito tra gli strani affari di Inter e Milan che si sono alleate per le plusvalenze, un modo per cedere giocatori a peso d’oro sul mercato e limitare, quantomeno sulla carta, le perdite delle società. Nel bilancio 2001-2002 le plusvalenze del Milan grazie all’Inter sono state di 63 milioni di euro su 77,9 milioni complessive del bilancio.
In pratica più dell’ottanta per cento del bilancio. La plusvalenza è la differenza tra il prezzo di vendita di un giocatore e la valutazione di quello stesso calciatore nel bilancio della squadra venditrice. Le plusvalenze possono essere, ed all’epoca lo erano quasi sempre, il risultato di operazioni esclusivamente fittizie da un punto di vista contabile. Cioè i giocatori non passano da un sodalizio all’altro in cambio di danaro contante, ma di.. altri calciatori.
In tal modo venditore e compratore il più delle volte riescono a iscrivere nei rispettivi bilanci un guadagno… ovviamente sulla carta. Andrea Polizzano, 23 anni, in quella stagione con la maglia dell’Olbia in C2 era di proprietà del Milan. Per non lasciar niente di sospeso, ricordiamo che come giocatore Polizzano dall’Olbia andò al Tolentino (23 presenze) per passare alla Nocerina di cui sopra in cui quegli unici 10 gettoni di presenza in campionato “non dovrebbero aver fruttato” molti guadagni alla società rossonera; concluse infine la sua carriera nel 2005 col Pisoniano con 27 presene e 1 gol.
Sicuramente ben più consistente deve essere stato il tornaconto di questi arcani maghegi ricavato dalle grandi società che governano il pianeta calcio. E poco importa se questo ha comunque perseguitato la reputazione di un ragazzo che, come tanti, aveva solo voglia di giocare al pallone e di non essere considerato un “fattore” da plusvalenza, un “burattino” da far ballare quando, dove e come il Grande Fratello di turno avesse deciso di… spedirlo. Per quel che vale, ad Olbia Polizzano ha lasciato un buon ricordo, come atleta e come un bravo ragazzo di 23 anni che si è integrato in una comunità sportiva comunque semplice e sana.