oggiano0 IL SENSO DI “CIABI” PER LA STORIA
Gli chiedi: – A che ora ti alzi?

Normalmente verso le 10,30.
Pensi?!? Vasco?! (Siamo solo noi/ che andiamo a letto la mattina presto/ e ci svegliamo con il mal di testa/ siamo solo noi/ che non abbiamo vita regolare..).
Dicono che i giovani siano degli scontenti entusiasti.
Ed allora perché no: sarà pure bello trovarne qualcuno anche contento, oltre che entusiasta.
No, Vasco no, non c’entra, lui non è così: Fabio “Ciabi” Oggiano, il calciatore, fa solo e semplicemente con gioia quello che ha sempre sognato.
Una gran bella vita regolare (da calciatore) per divertirsi e divertirci.

E lo fa bene, con una particolare dote naturale: feeling immediato dovunque attracchi, in qualsiasi porto, dentro qualsiasi nuova maglia ad ogni stagione.
E per quella di oggi, la maglia bianca dell’Olbia, Oggiano è diventato come l’orologio di quella pubblicità … toglietemi tutto, ma non il mio …”Ciabi”.

Un uomo con un orologio, sa che ore sono, un uomo con due orologi non è mai sicuro.
Ciabi le sue certezze, poche o molte che siano, le affronta…con un orologio solo. Viene da una famiglia di faticatori  della leggendaria pizza italica, lassù in Viale Dante a Sassari, che ricordo bene di aver frequentato ancor a prima che Fabio venisse al mondo. Padre calcista, mamma apprensiva: “una sola volta è venuta a vedermi giocare, ed ad ogni calcio che ricevevo, era lei a sentire il dolore.

Lo sostengono da sempre, ed oggi più che mai, così vicino a casa, così dentro le notizie  sportive di tutti i giorni.
Lo ammette anche lui, con l’Olbia c’è qualcosa di più. “da un lato, quando ero ragazzo e mi capitò di giocare per la prima volta al Nespoli con l’Alghero in un’amichevole, mi colpì da subito l’impatto con una società professionistica e la sua storia così importante per il calcio sardo; dall’altro mi sono anche io meravigliato di quanto sia stato facile affittarmi con Giuseppe e Daniele, una cosa unica, mai provata finora.ci accorgiamo anche noi di quando ci vengono bene le giocate, ci comprendiamo anche fuori campo, da subito, poche parole, bastano anche i gesti. È davvero un’alchimia particolare.” 
Fabio Oggiano-Sassari 8 luglio /1987
ANNATA SQUADRA SERIE GARE MINUTI GOL SQL
2004-05 Alghero D 2 180 nd
2005-06 Alghero D 13 357 3 nd
2006-07 Arzachena Ecc 6 238 nd
2007-08 Olmedo Ecc 27 2417 17 nd
2008-09 Portotorres Ecc 29 1784 14 nd
2009-10 Portotorres Ecc 28 1657 16 nd
2010-11 Portotorres D 27
1775
6 nd
2011-12 Portotorres D 32 2330 2 nd
2012-13 Forlì C2 28
1047
3 nd
2013-14 Terracina D 28 2151 15 1
2014-15 Olbia D 13 1129 9
dic2014 Viterbese D 12 676 3 1

Eppure lo sa e ce lo ricorda di aver avuto compagni bravissimi, per esempio lo scorso anno a Terracina, con cui si è trovato benissimo. Ma con Molino e Mastinu è diverso, straordinariamente diverso e lo capisce chi ci gioca assieme e chi ci gioca contro; chi li sostiene col tifo e chi li teme per paura della loro arte.
Anche nel gioco del calcio il senso della Storia si conquista facendone un po’.
E questi tre, insieme sembrano fatti apposta per riscrivere parte delle leggende calciofile della gloriosa maglia bianca.
Su “Ciabi” la sintesi più arguta l’ha trovata, il presidente Scanu a fine partita con Astrea: “Che bene che gioca Oggiano, meno male che gioca con noi!
Ma a 27 anni, non è facile farsi troppe illusioni, anche se, fortunatamente, non si sono ancora tutte infrante.
Fabio, per esempio, si duole di non aver capito prima l’importanza dello studio, hariitratti mollato tutto alla terza media, inseguendo e raggiungendo a spizzichi e bocconi il pallone e le sue mete. Quasi mai facilmente, ma sempre pervicacemente. Perché adesso è la dove ha deciso di voler essere, pronto alla sua terza risalita professionale, per giocarsi lo sprint buono per, glielo auguriamo, gli spalti che merita, magari sempre con la maglia bianca.
Comincia subito, talentuosamente, in quel di Alghero alla corte di Alvardi. Com’è da logica, in questo calcio assassinato dalle regole cretine, tutto ok finché resti negli under, poi sempre più complicato ritagliarsi gli spazi e così rischia, anche lui pur così bravo, di finire come quelle centinaia e centinaia di giocatori di buona levatura naufragati nelle “riforme” di questo calcio nazionale tavecchiano alla deriva.
Lo richiama ad Olmedo, in eccellenza, Giovanni Muroni e lui coglie ancora  l’attimo: 27 gare 17 gol ed Alvardi se lo riprende ad Arzachena, poi tra alti e bassi, finisce ancora, in un semestre (forzatamente) sabatico per non giocare.
Tre anni fa gli capita la chance a Forlì tra i professionisti.
Se la gioca al meglio e tutti sono contenti, ma sempre per le logiche disfattiste della cosiddetta riforma dei professionisti, l’anno dopo tutti a casa, nessuna eccezione, per il solito repulisti generazionale che, di fatto, sta uccidendo il calcio italiano.
Rientra nel giro a Terracina, ed è subito domani: perché ad Arzachena, a fine gara contro di noi, quando contribuì col suo Terracina a rifilarci quattro pappine, cominciò la corte spietata di Anselmo in nostro DS per la conquista della “gemma” preziosa di Li Punti. Anselmo non mollò un minuto la presa e adesso: è tutta un’altra storia!
Per noi e per lui:  “Siamo un ben gruppo, dobbiamo migliorare non pochi difetti, non bisogna farsi prendere dalla frenesia, ma io credo che ce la giocheremo alla pari e fino alla fine, con le più forti.
Quando gli chiedo, per finire, un aggettivo per autodefinirsi come calciatore? Ci pensa un po’ a voce alta, “Bomber? No, dovrei segnare molti più gol. Fantasista? Mh, forse è troppo o troppo poco. No, scrivi Missile.”
Missile?
Si perché calcisticamente parlando, sono imprevedibile, ma quando parto … e arrivo a bersaglio.!”