I Sogni, i desideri intimi o incubi del subconscio, diversamente della vita, non hanno sfumature.
Forse anche per questo i sognatori, vocati al loro Obiettivo, sono sempre delle persone speciali.
Uomini pronti a “correggere” il proprio percorso, mai a cambiare il proprio Traguardo.
«Ho sempre voluto diventare un Allenatore di Calcio!»
Massimiliano Canzi, lo dice con la grazia di chi sa percepire anche la sorpresa del suo interlocutore.
«So che può sembrare strano, ma sin da giovane studente per dovere e calciatore per diletto, ero convinto che questa fosse la mia Strada».
A 19 anni, dopo il diploma all’Istituto Tecnico del Turismo, allenava già i pulcini della “Sempione Half 1919” di Milano, la terza, storica fucina di talenti del calcio meneghino dopo Milan e Inter. Da Calciatore milita in squadre nella seconda categoria, del pianeta dilettantistico lombardo. Nel 1994, completa la sua formazione teorica all’Isef della Lombardia.
Per 15 anni alla passione di Allenatore, affianca anche diverse occupazioni lavorative che gli consentono, oltre al salario, anche di “frequentare” persone e luoghi della sua Lombardia (nel mondo del volontariato guidando ambulanze) e lavorare per un tour operator come animatore alla «Fiorello» nei villaggi turistici di mezza Italia.
C’è sempre una seconda occasione, per avere una buona impressione della prima volta.
Al suo arrivo, abbastanza scontato grazie alla “simbiosi-mutualistica” col Cagliari, personalmente nutrivo tanti dubbi, e non ero il solo. A 55 anni, il suo esordio come primo allenatore della “mia” Olbia, mi aveva portato ad esser più che “prodigo” nel valutare molti più i rischi che le opportunità.
L’inizio di stagione da “terapia intensiva”: 3 sconfitte nelle prime 3 gare, a cui seguono 4 pari, ed una quarta sconfitta in casa con Pergolettese (1-4) dell’11 di ottobre, non faceva che confermare le mie perplessità, buttando nello sconforto tutto l’ambiente.
Il destino dell’Olbiabella e di Canzi sembravano compromessi.
Il presidente decide di “scendere in campo” in maniera piuttosto drastica, sferzando pesantemente soprattutto i giocatori:
«Forse qualcuno non ha ancora capito cosa vuol dire giocare in questa categoria. I giocatori che vengono presi e pagati per giocare devono incarnare la filosofia della società. Se non lo fanno, è un problema e a tempo debito si faranno le valutazioni del caso. Sia chiaro un concetto però: il valore in potenzialità non porta punti. Esiste il valore che un giocatore esprime in campo».
Nel contempo Marino continua a dar fiducia a Canzi ed allo staff e, anche grazie alla “sequela” dei recuperi per via del Covid, la musica cambia, diventa molto più suadente per il nostro orecchio e, soprattutto, la classifica. L’Olbia di Canzi, a fine stagione, sarà la squadra del Girone chiamata ad affrontare più recuperi infrasettimanali a tappe forzate: 7 recuperi con 4 vittorie e 3 pareggi.
Le proprie idee sono l’ultimo rifugio delle persone prive d’immaginazione.
Quando arriva ad Olbia, il suo approccio personale è frutto di un’esperienza consolidata sia nel modulo “squadra” che nella conoscenza di uomini e cose dell’ambiente Bianco. L’avvio da infarto, lo porta a rivedere percorso, metodo e convinzioni, aiutato in questo da due fattori decisivi: l’arrivo di Ragatzu e la collaborazione con uno staff davvero eccellente. Quello che la Sua Olbia è riuscita a fare nel mese di aprile 2021 (8 partite in 26 giorni, 4 vittorie e 4 pareggi) è qualcosa di Unico non solo nella nostra storia, ma di eccezionale anche da un punto di vista oggettivo.
«Non so se sia dovuto alla mia passione per i Gialli, ma credo di aver capito molto bene che quel che consideri scontato ed immutabile nella trama del romanzo o nella tua esperienza di vita e di lavoro, lo devi sempre “rivedere” e modulare con la vera realtà». Questo, per Mister Canzi, non vuol dire “incoerenza” ma «una componente dell’Equilibrio e della Intelligenza che ognuno di noi deve utilizzare nelle cose semplici, così come nelle situazioni complesse ed inattese».
“Be yourself“ …Sii te stesso
Lo dice con il massimo rispetto di sé stesso: «Oltre alla Coerenza, abbiamo sempre il dovere morale di saper cambiare in corsa. Quando mi capita di rivedere i filmati degli allenamenti, delle esercitazioni di tre/quattro anni fa mi rendo conto che la metà di quelle idee non vanno più bene».
Parla dei suoi collaboratori e dello Staff con un rispetto ed una affinità che è sintomo di esperienza vissuta «so quanto sia necessario il lavoro in equipe», di certezze consolidate «6/8 occhi vedono sempre meglio di 2», di dinamicità nell’adeguarsi alle esigenze «dobbiamo essere bravi a studiare e capire gli avversari, ma non smettere mai di “studiare e capire meglio” noi stessi».
Parla dei suoi giocatori con un affetto ed una sensibilità tangibile: «Mi piace molto definire la mia squadra come una comunità, un gruppo dove i valori umani si uniscono a quelli tecnici e sportivi. La gioia di uno, per un gol o un bel gesto tecnico coinvolge tutti, così come il dolore per un infortunio o l’assenza per la pandemia. La mia Olbia ha affrontato questa lunghissima e difficilissima stagione, tutti assieme, anche nei momenti in cui la classifica e la critica ci davano per spacciati».

Alla fine del girone di andata l’Olbia aveva 20 punti di distacco dalla vetta della classifica (Renate con 42 punti) ed appena 4 punti di “vantaggio” sulla affollata zona playout.
Nel girone di ritorno ha collezionato altri 25 punti, 3 in più rispetto a Renate (giunto terzo con 65 punti) e, quel che più conta ha completato il campionato con 16 punti in più rispetto alla terzultima retrocessa (Lucchese).
La vita è troppo breve per sprecarla a realizzare i sogni degli altri.
«Sono il primo ad essere consapevole che arrivare a 55 anni, ad essere primo allenatore di una squadra professionistica, può far storcere il naso a tanti osservatori. Ma io non ho mai smesso di imparare o di realizzare il sogno di allenare una squadra di calcio importante. L’Olbia è stata la mia occasione e sono contento di quel che siamo riusciti a fare e spero, con tutto il cuore, che questo sia solo il primo gradino di una lunga… scalata».
La conferma Bianca per il… secondo gradino della “scala dei sogni” di Canzi, non è mai stato un problema: «Siamo d’accordo con la società di lavorare per mantenere il maggior numero di giocatori, come zoccolo duro per la nuova stagione, e di operare, sempre entro i limiti del bilancio, con gli innesti giusti e necessari per arrivare quantomeno ai playoff».
Quando gli chiedi quale sia la prima cosa Bella che il suo arrivo ad Olbia gli abbia regalato non ha dubbi: «Da appassionato della bella musica, tra le tante sensazioni positive, scelgo l’inizio di ogni partita al Nespoli. Un Nespoli “privato” del pubblico, ma nel quale la nostra fatica sportiva comincia sempre, ascoltando le note di una delle più belle canzoni italiane che siano mai state composte. Con tutto il mio cuore confesso che ogni volta che ascolto “No Potho Reposare”, mi vengono i brividi… amo questa Poesia che, oltre al piacere musicale, mi ha aiutato a confermare il mio amore incommensurato per la Sardegna».
E Max, anche nelle letture, non si discosta molto dalla “cultura 4 mori”.
Amante dei gialli, divora i romanzi di Piergiorgio Pulixi, lo scrittore cagliaritano-meneghino, che ambienta le sue storie tra la metropoli ambrosiana e l’Isola delle Anime. Per questo Canzi ci confida che il nuovo thriller di Pulixi, “Un colpo al cuore”, è stata la lettura che lo ha accompagnato nella lunga sfida finale per la meritatissima… Salvezza.
I tre aggettivi che sceglie (2 pregi ed un difetto) per descriversi sinteticamente, Equilibrista, Coerente e Milanista, lasciano a noi solo l’onere di individuare quale sia il difetto.
Se gli chiedi quale sia il traguardo finale della sua atavica passione di Allenatore, non si nasconde:
 «Allenare in serie A. So che, dirlo a 55 anni, dopo una sola panchina professionista, come primo allenatore, possa sembrare velleitario ed irrealizzabile. Ma io continuo con amore e passione il mio lungo cammino nello sport più bello del mondo».
E, per arrivarci il prima possibile, male non sarebbe cominciando a portare l’Olbia in serie B.
Tore Zappadu
p.s.: in quella stagione 2021-22 abbiamo conquistato 46 punti (il massimo delle 19 stagioni in serie C) che ci garantì l’unica partecipazione ai playoff nei quali vincemmo ad Ancona per 2-0 e pareggiammo, sempre in trasferta, con Entella 1-1.