Nessun dubbio: le vittorie aiutano a sopportare le fatiche del primato. E danno Allegria. E sfatano anche i luoghi comuni, persino quelli meno piacevoli. Da cronisti non possiamo non annotare le 24 giornate complessive di infortuni della rosa. Ieri fermi al palo c’erano Loddo, Capuano, Pala e Pintus. Ed anche alle cose che non girano per il verso giusto. Pensiamo a Gallon che per la prima volta  non ha segnato.
O a mamma Vita Kozely e papà Claudio Aloia, imbronciati perché i loro pargoli si sono mangiati qualche palla di troppo. E la tristezza di Saraò? Non gli hanno consentito di parare un rigore, visto che per l’arbitro non c’è stata possibilità di decretarne uno; lui si è accontentato di una parata strepitosa nel finale che, gli ha consentito di meritarsi la paghetta (saldata, per lui e i compagni, in settimana da una società puntuale anche in questo). Abbiamo pensato anche alla compagna di Daniele Molino, che se l’è visto smoccolare nervoso dentro casa, per tutta la durata dell’incontro, visto che i troppi gialli lo avevano messo in quarantena forzata.
E di señor Mauro? Ne vogliamo parlare? Da giorni non sorrideva più, visto che la società per risparmiare (giustamente) aveva deciso il mordi e fuggi del viaggio aereo in giornata di domenica, come con Astrea. Ed i presagi degli aruspici del mister catalano, segnavano al brutto, visto come era andata quella domenica a Casal del Marmo. L’Olbia no, non crede ai presagi: va avanti per la sua strada e mette allegria a Noi (tanta allegria) e paura (tanta paura), a chi (vedi San Cesareo, Lupa e Terracina) ha costruito la sua invincibile corazzata in teoria ammazza campionato. Per ora a Noi, matricoletta delle bianche meringhe, piace dar loro qualche pensierino in più. Pochi ci osservavano, non tutti ci apprezzavano, tantissimi ci snobbavano; anche tra i “nostri” c’era ingiustificato scetticismo. Siamo partiti alla Jorico maniera, passo dopo passo e siamo lì, in cima al cielo di una bella favola che, per come sta andando, non può che finire bene.
Comunque vada, l’Olbia è una realtà felice e finalmente capace di respirare l’aurea antica delle gesta che nel calcio contano. Abbiamo i nostri volenterosi ultras, che mai mancano un colpo e si divertono da matti a rientrare, ogni volta, “sbronzi” solo di vittorie e di punti. Abbiamo già i nostri frombolieri, a cominciare da mister spacca porte. Dopo Selargius, dove pur senza segnare aveva dato il suo vigoroso apporto, restò al palo, fermo per un adduttore stronzo che lo faceva sacramentare contro demoni e santi. Poi, finalmente da 4 domeniche PozzeGol ha ripreso le redini dell’attacco e, come hanno capito anche a Maccarese, non c’è stata storia per le difese avversarie.
Adesso viene il difficile, come recita ogni lunedì il credo di señor Mauro. Cioè, arriva il Palestrina, del goleador Gallaccio, un “cagnaccio” (ci si permetta la rimetta) dell’area di rigore che ha già al suo attivo 7 gol. Non ci sono calcoli o tabelle che tengano, per i prossimi 7 giorni gli occhi dei tigrotti del Nespoli saranno colorati di verde-arancio, come i colori delle maglie avversarie. Al mister, a Diego capociurma Di Gennaro ed a tutti gli altri biancovestiti non parlate d’altro. Perché per loro il campionato inizia e finisce domenica col Palestrina, perché da qui al Budoni e tutto il resto, c’è un’Eternità. Sì, quell’Eternità che, da queste parti nel calcio targato Olbia, si chiama Allegria.

Ad Majora, Simprie