Quando, ripercorrendo le fonti e le testimonianze degli anziani, mi ritrovai la vicenda umana e sportiva di Catello Piro, rimasi molto colpito dalla suo tragico e, nel contempo, epico percorso umano.
I suoi antichi compagni di squadra Antonio “Rondello” Spano, Il “Maestro” Piero Spano, Zio “Palleddu”,  Zio Paolino Careddu, lo stesso Zio Archimede, tutti testimoni fedeli di quegli anni, mi raccontarono come quel giovanissimo brillante e sempre sorridente, fosse anche aviere, come Faliero Squarcialupi, Paolo Zandano, Luciano Patalani e tanti altri suoi compagni in maglia bianca.
Di lui mi dissero che era “morto” in uno scontro aereo proprio l’ultimo giorno di guerra. Nei fatti la tragica fine di questo Olbiese di 25 anni avvenne, il 3 agosto del 1943, come ricorda bene il toccante e bellissimo articolo dell’amico Dario, cioè un mese prima della firma dell’Armistizio.
Dario Budroni (link del suo pezzo) ha ricostruito le gesta “tragiche” di quel giovane aviere, io ho avuto in sorte di raccontarlo da atleta, perché come fortunatamente capita spesso nella nostra Olbiabella, spesso il cammino dei nostri giovani migliori si è dipanato tra le gli orditi di una bellissima Maglia Bianca.

Questo il ricordo della Maglia Bianca numero 7 di quel lontano e storico 16 luglio 1939.
Catello, o meglio, Idolino Piro, come lo chiamavano in famiglia,  ha avuto in sorte di morire da eroe, nel e, nel ricordo di quel bravo tenente di aeronautica, la città riconoscente gli dedicò il toponimo di una via comunale.
Ma Catello Piro fu anche un giovane e bravo giocatore, insomma una vera e propria speranza nel calcio terranovese. Negli anni prima della guerra era stato in grado di mettere a frutto le sue doti ed ebbe un ruolo decisivo nella vittoria della finalissima per l’acceso alla serie C.
Siamo nell’anno calcistico 1939, in Sardegna, nel gennaio di quell’anno e fino a metà di Luglio, si disputa il campionato di Iª divisione regionale per l’acceso alla futura serie C.
La Terranova (che ad ottobre dello stesso anno diventerà, ad ogni effetto, Olbia)  è inserita nel girone B e dopo un campionato vinto con merito, arrivò alla fase finale del girone, scontrandosi con l’Aquila Elmas ed il Corsica Nuoro.
Lo scontro decisivo per arrivare alla finalissima si svolse ad Oristano il 9 luglio del 1939. Catello Piro non venne messo in campo e, per la verità con la scusa di una indisponibilità, Menelik Satta, allenatore, capitano, giocatore di quell’Olbia, decise di inserire all’ala destra Mariolino Dejana che, in quel ruolo, era assolutamente insufficiente, visto che lui era un mediano incontrista di ruolo.
Sta di fatto che quella semifinale fu durissima, i bianchi rischiarono di perderla e solo con un gol del grande Flavio Piras, goleador di quel torneo con 9 reti, assieme a Tonino “Gasparina”, a pochi minuti dalla fine i galluresi conquistarono il diritto alla finalissima per la prima storica Promozione in serie C.
Va detto che sugli spalti, interessati osservatori di quella semifinale, c’erano allenatore, giocatori e dirigenti del Monteponi, la forte squadra iglesiente che i bianchi avrebbero dovuto incontrare proprio la domenica successiva, nella finalissima. Probabilmente la visione di quella partita e della prestazione incolore, come attaccante, di Mariolino Dejana, fu loro fatale.
Ricordiamo che anche il giovane Dejana, morì in guerra nel 1943, in un affondamento della nave sulla quale prestava servizio militare.
Quel 16 luglio del ’39 si doveva giocare la finalissima a Cagliari, sul campo di via Pola.
La spedizione olbiese era cominciata 24 ore prima, alle 14 del sabato quando, in 14 tra giocatori e accompagnatori, avevano preso il treno per il capoluogo.
Arrivati a Cagliari, prima sorpresa: l’Albergo indicato non solo non era stato prenotato, ma non aveva una sola camera disponibile.
I 14 malcapitati furono dirottati in una di quella case vecchie, ma capienti, della Cagliari storica e, sopra due lettoni matrimoniali, tentarono di dormire, sette per letto, in quella notte di vigilia. Quando, l’indomani a incoraggiare la squadra arrivano i massimi dirigenti (il presidente Gesuino Sardo, Cesare Contu e Nando Lupacciolu) si videro aggrediti dagli assonnati ed incarogniti atleti olbiesi.
Cionondimeno la rabbia dei giocatori si trasferì anche nella prestazione della loro partita.
Ed in particolare lui, Catello Piro, all’ala destra, unica novità d’attacco, rispetto alla semifinale di Oristano, venne lasciato completamento solo dagli avversari, venendo a torto considerato un “ciappino”, non essendosi accorti che in quella fascia non ci fosse più un difensore.
E quel numero 7, non ci mise molto a smentire i suoi superficiali detrattori.
In meno di un quarto d’ora segnò 2 gol micidiali, stendendo gli avversari che, nonostante le contromisure nel decidere di limitare le sue folate, subirono il terzo gol ad opera del solito Flavio Piras e si innervosirono a tal punto che, nella ripresa, stesero in area sia Piro che Piras, subendo anche i 2 rigori del 6-0 finale.
Insomma con la doppietta di Piro e la quaterna di Piras, l’Olbia approdò con merito alla serie C, per la prima volta nella sua storia.
Quei due giovani attaccanti vennero accolti con onore, alla stazione di Olbia.
E se per Piras, questa non era una novità, per il giovane di “origine” ponzese sarebbe stata quella la prima e ultima volta.
Furono quelli infatti gli unici suoi gol per l’Olbia, in gare di campionato, e, certamente, la più bella ed esaltante partita da lui disputata delle 11 complessive che alla sua giovane età poté disputare, prima della sua tragica fine.
Salvatore Zappadu