Un Punto che ci tiene
bloccati ai nostri incubi
Olbia-Pro Piacenza 0-0
Olbia (4-3-1-2): Aresti; Pisano (35’ Pinna), Leverbe, Iotti, Cotali; Pennington (58’ Murgia), Muroni, Feola; Vallocchia; Ragatzu, Senesi (73’ Silenzi). All.: Mereu. A disp.: Van Der Want, Idrissi, Dametto, Manca, Oliveira, Biancu, Choe, Vispo, Mossa.
Pro Piacenza (4-4-2): Gori; Paramatti (63’ Calandra), Belotti, Battistini, Ricci; Cavagna, La Vigna, Barba, Belfasti (74′ Messina); Alessandro, Mastroianni (74’ Abate G.); all. Pea; a disp.: Bertozzi, Frick, Messina, Soresina, Starita.
Arbitro: Tursi di Valdarno
Note: corner 6-5; amm. Muroni (in diffida salta la prossima), Vallocchia (va in diffida), Paramatti (va in diffida), Ricci. Rec.: 1’ e 4’. (foto olbiacalcio.com di S.Giordano)
Tutto è possibile e meraviglioso, a… Possibilandia. Così accade che… il Pontedera sbanchi Livorno, che il Cuneo recuperi una partita già persa con Pistoiese, che il Prato regali due “pere” al Pisa e non perda nonostante la indiscutibile “inferiorità”. Era già successo persino al Gavorrano in quel di Siena. Insomma, di questi tempi, tutto appare, anzi è, davvero possibile, meno che per… Noi.
L’involuzione di una squadra, stramaledettamente colpita da infortuni devastanti (Geroni, Piredda e Ogunseye), che non trova più il bandolo della… linea d’arrivo.
Non riusciamo più a concludere una azione che una.
Abbiamo puntato tutto su schemi verticalizzati dalla stazza di RobertONE e adesso, invece di pensare ad altro, stiamo provando a surrogare la sua assenza con ragazzi che non hanno assolutamente le sue caratteristiche. Senesi non è male, ma non sa giocare spalle alla porta, deve avere spazio e corsa per esprimersi al meglio. Yuri non è né, forse, sarà mai una prima punta. Può essere che Silenzi sia più adatto, ma ci vorrà tempo.
Tempo che l’Olbia non ha.
Siamo persino sotto di quella maledetta soglia dei 33 punti “malefici” dello scorso anno che ci fecero ammattire, fino a quattro giornate dal termine. È davvero complicato uscir fuori da questa complicatissima condizione.
Probabilmente occorre lavorare su schemi che consentano a ragazzi come Pennington e Vallocchia di provare la soluzione da fuori area. L’australianino di “Noantri” ha avuto, in alcune occasioni, la possibilità di arrivare fin verso il portiere, ma senza avere la scaltrezza dei match winner deputati al tapin decisivo. Così come Murgia che al 70’ si divora una palla facile facile, giocandosi gran parte della legittima lasciatagli, a suo tempo, dal principe di Fonsarda che, proprio Alessio, sarebbe vocato a sostituire. Ci ha provato, coraggiosamente e spesso, Muroni che, oltre al suo immenso ed indefesso apporto di quantità, ha in almeno tre occasioni indirizzato idee e palla dalla distanza necessaria e verso l’angolino giusto; non ce l’ha fatta, ma questa è l’unica strada buona. Perché Ragatzu, stratosferico come sempre, anche nel mondo di “possibilandia” non è in grado di fare miracoli. Con un suo destro a rientrare, dall’out sinistro, ha persino scolpito un incrocio, ma per il suo immenso bagaglio qualitativo è troppo poco e, purtroppo, insufficiente, a toglierci le castagne dal fuoco.
Siamo una squadra convalescente, in forte e persistente astinenza da gol.
L’unica possibilità di scamparla è che gli avversari non sfruttino le poche occasioni (neppure tanto poche, per la verità) che qualche svarione (al 14’ su Barba ci ha pensato san Simone di Narcao ad evitare il tracollo), ed i tanti corner o piazzati a loro disposizione di cui noi siamo prodighi dispensatori.
La classifica è sempre più maledettamente, pericolosamente corta.
E, nelle 12 giornate che ci mancano, dobbiamo racimolarne almeno 12 di punti, per garantirci quantomeno la stessa quota dello scorso anno e nessuna sorpresa dell’ultimo momento. La cosa appare piuttosto complicata, almeno stando alla nostra attuale media. Nelle ultime 4 gare, 2 fuori e 2 in casa, abbiamo all’attivo 2 soli punti, 1 solo gol all’attivo (su rigore), 3 gol subiti e due sconfitte su misura. Una media che, se si esclude l’Arezzo (unica ad avere conquistato un solo punto nelle ultime 4 giornate di campionato), è in assoluto la peggiore tra tutte le 19 compagini.
Ieri, dopo l’infortunio (ci auguriamo non grave) di Bombetta Pisano, eravamo in mezzo al campo con due soli “veterani”, il Ragatzu di 26 anni e il Feola di 25 anni. Per il resto abbiamo schierato un ’95, un ’96, sette ’97 ed un ’98; di contro la Pro ci ha contrastato con 3 ultratrentenni e, tra gli under, tre ’95, due ’96 ed un solo ’97. Escludendo gli ultrantennni (Aresti e Pisano per noi; Abete e Belotti per loro) la differenza tra i nostri under è la loro batteria di soli giovani è davvero considerevole: 21,08 per noi 22,91 per loro, quasi due anni di differenza che, inutile nasconderlo, pesano tantissimo nell’economia della tenuta nervosa. Siamo e restiamo, nei fatti, la squadra più giovane di tutto il girone, ma questa, oltre ad essere una bellissima qualità, è anche una grande responsabilità. Per chiudere in fretta i conti con la salvezza, senza inutili e impensabili incubi di fine stagione, bisogna che la gioventù diventi solo e semplicemente un punto di forza, non di alibi per le oggettive carenze di esperienza. Dobbiamo imparare a correre sempre più dei nostri avversari, resistere più di loro alle fatiche delle gare e imparare (nel modo più veloce possibile) a chiudere ogni azione con un tiro in porta. Per quanto banale possa sembrare, questa è l’unica ricetta perché anche noi, possiamo iscriverci, a pieno titolo nel contesto di questa ultima frazione di campionato al possibile e meraviglioso pianeta di… Possibilandia.
Ad majora, nunc et semper oléolbiaolé
Simprie.