PONTEDERA- OLBIA 1-1
Pontedera (3-5-2): Melgrati, Perretta, Espeche, Shiba, Regoli, Catanese, Caponi, Barba (75’ Serena), Milani, Benedetti (67’ Mutton), Magnaghi (81’ Mattioli). A disp.: Sposito, Nicoli, Martini, Foglia, Di Meo, Marianelli, Benericetti, De Ioannon, Cerratto. All.: Ivan Maraia.
Olbia (3-4-1-2): Ciocci, Brignani, Boccia, Emerson, Pisano (65’ Pinna S.), Lella, Chierico, Travaglini, Biancu (88’ Saira), Ragatzu, Mancini (77’ Ladinetti). A disp.: Van der Want, Renault, Giandonato, Perseu, Occhioni, Finocchi, Manca. All.: Luigi Lavecchia
Arbitro: Aleksandar Djurdjevic di Trieste.
Reti: 28’ Magnaghi (P), 50’ Emerson
Note: angoli 3-3; amm.: Pisano, Caponi (diffidato salta la prossima), Chierico, Mancini, Catanese; rec.: 0+3’.

Un piccolo passo verso la salvezza,
un grande passo verso la riconquista del Morale.

In una gara che, sia per i trascorsi tra Noi ed i Granata, sia per le turbolenze tutte interne alla squadra (due squalificati di peso come Luca e King, echi di dissidi ed ostracismi all’interno di un gruppo caratterialmente sul “depressivo andante”, una traversata notturna del Tirreno in una delle notti meno “primaverili” dell’anno) alla vigilia appariva più che problematica, si è conclusa nei fatti con il minor danno in classifica e, persino, con la consapevolezza che, probabilmente oltre ad aver perso una buona occasione per fare il “pieno di felicità”, il peggio sia passato.
Una volta tanto, aver giocato dopo le altre 9 gare di giornate, ci ha reso un gran servizio nel capire che questa e, solo questa, fosse la partita più importante da NON PERDERE.
Basta guardare la Classifica, per capire che, oltrepassato il Pont’Edera,  a tre dalla fine, stiamo molto meglio di com’eravamo prima di questa fatica.
Oddio, ci sono voluti 45’ a ritmo di “requiem” con leziosismi manieristici, dall’una e dall’altra squadra, fatti di migliaia di passaggetti orizzontali in cui nessuno, dei partecipanti al “balletto” del “vorrei ma non posso”, sembrava aver l’idea di cosa fare.

Una nenia soporifera e drammaticamente priva di contenuti tecnici, interrotta al 18’ da un tiraccio che seppur “tutt’affatto” irresistibile del bomber Magnaghi, viene ingenuamente facilitato dal tardivo “stacco” nel tuffo del nostro Ciocci. Sullo svantaggio, proviamo a reagire e, ad onor del vero, si registra qualche spunto interessante del quasi ritrovato Biancu che, quantomeno al 25’ a sull’uscio di Melgrati sbaglia di un non-“troppo” l’occasione più ghiotta del primo tempo.
Quarantacinque minuti e il Pontedera, con un unico tiro in porta, sembra essersi accaparrato i Playoff virtuali della nuova Classifica.
Altra musica, nella ripresa. L’Olbia che accelera, si muove in sincronia, senza concedere niente agli “ammutoliti” avversari (il Notes al 60’ racconterà di un unico fendente di Caponi, finito di poco a lato) mentre noi aldilà della gemma di Ramos Borges col gol al 50’, ritroviamo il Ragatzu “scacciapensieri”, un Chierico un Lella che “scacciano” i loro “gemelli fantasmi” del primo tempo e di una difesa che “copre” in maniera superlativa la rete difesa Ciocci.
Gli ingressi di Ladinetti e Pinna sono il corollario di questo indiscutibile predominio. Peccato che non siamo riusciti a “sigillare” il merito con il bottino dei 3 punti ma, anche questo è giusto dirlo, giocar “alla olbiese” quando non c’è uno come Udoh che cerca la profondità e, non disdegna di saltare l’uomo, quando Udoh non c’è… è davvero fatica improba. Mancini fa quello che può, ma alla fine del suo impiego rimane solo quel lavoro “sporco” che ha consentito qualche punizione e, anche, la costante vigilanza dei difensori toscani, comunque sempre in forte apprensione.
Chierico ci è piaciuto più da punta che non a centrocampo,  Pinna è andato meglio di Pisano, Brignani e Boccia hanno spento le velleità  di Magnaghi prima (con l’unica colpevole eccezione del gol) e Mutton successivamente.
Bene Travaglini, finalmente con inusitata dimestichezza tra le due fasi (difesa ed attacco) ma, alfine, meglio, molto meglio di tutti…LUI, Ramos Borges Emerson che, con questo gol che, lo scopriremo fra 3 settimane, vale una Stagione, dopo la Cittadinanza onoraria di Nuoro e Livorno, ha conquistato a buon diritto anche quella di Terranova Pausania, cioè l’Olbia dei tempi antichi…
Perché antico eppur sempre meravigliosamente moderno è il suo modo di dare del tu al pallone, la sua classe nel “Fraseggiare” con il pallone, con i compagni e con lo spettatore nei giorni come questo, in cui la Luna gli gira bene.
Un modo così tanto  gentile e cadenzato
che il pallone, sentendosi laudare,
dall’ umil e vetusto calciatore,
pensa ch’egli sia a questo scopo venuto
dal cielo in terra a miracol mostrare.

Grazie Puma, a Kentannos e Grazie a tutti Voi Ragazzi…
E come sempre Ad Majora,
Tore Zappadu