MIGLIO… il portiere che miracoli sa far”


Sì, recitava proprio così “… e c’era Miglio il Portiere che miracoli sa far…”, una filastrocca con cui i tifosi e le tifosine olbiesi di fine anni trenta, canticchiavano le gesta dei nostri primi eroi d’anteguerra che si misuravano per la prima volta nel campionato nazionale di serie C.

Ambrosiana Inter 1930: Miglio è il Portiere, Meazza in piedi, il terzo da sinistra
Pietro MIGLIO nasce nell’agosto del 1910 a Trinità, un piccolo borgo del cuneese incastonato ai confini delle Langhe piemontesi. Comincia a giocare nei Liberi del Crocetta di Torino e sogna il grande calcio.
Com’era d’uso allora “reclamizza” le sue referenze con un annuncio sul giornale torinese e, anche per via degli infortuni dei due portieri titolari (Valentino Degani e Bonifacio Smerzi) arriva all’Ambrosiana Inter dove a ventanni non ancora compiuti, esordisce in serie A, difendendo la squadra di Giuseppe Meazza, il più grande attaccante di quei mitici anni trenta. Sarà tra i pali in 6 gare di campionato, ma soprattutto giocherà una mitica partita di finale nell’allora Mitropa Cup (la Coppa Campioni dell’Europa centrale) contro lo squadrone dello Sparta Praga, con cui all’andata i nerazzurri avevano pareggiato per 2-2.
Quella finale europea l’Inter la perde per 6-1 con Miglio in porta che, comunque, dai giornalisti presenti viene nominato il migliore in campo per avere evitato, con parate strepitose, una disfatta più disastrosa.
Miglio arriva ad Olbia dopo aver risposto, anche in quel caso, ad un annuncio sul “Corriere”  in cui la società offriva un “ingaggio subito” per la disputa della Serie C. Miglio, nelle due stagioni precedenti aveva giocato nel Messina in serie B, disputando 56 gare e subendo 36 reti. Con noi giocò 12 gare con 21 gol subiti; sostituendo il nostro portiere terranoese doc, Antonio “Rondello” Spano che nelle prime 16 gare dovette raccogliere il pallone dalla sua rete per 40 volte.
C’è da dire che in quella prima esperienza di serie C, pur pagando lo scotto del noviziato, ci difendemmo molto bene.
Da un lato con la 12ª piazza su 15 squadre non retrocedemmo con il diritto, nel dopoguerra, di riprenderci la categoria.
In secondo luogo dopo lo scotto iniziale con Giulianova, Mater Roma e Orbetello (3 sconfitte secche su 3 gare, con 15 gol subiti e solo 3 realizzati) ci riprendemmo nelle rimanti 25 gare con 8 vittorie, 4 pareggi e 13 sconfitte; con Miglio tra i pali fummo bravi a non subire reti in 5 partite su 12, come detto subimmo 21 gol, ma fummo ancora bravi a segnare 2 gol in ogni partita, vale a dire 24 reti in quelle 12 partite con Miglio in porta, rispetto alle 23 segnate nelle prime 16 gare di campionato, senza Miglio.
Insomma, anche grazie a Miglio eravamo diventati più “equilibrati” e competitivi. La sorte volle che dopo di noi e prima della seconda guerra mondiale, Miglio arrivasse al Teramo dove, sempre in serie C, giocò 21 gare subendo 19 reti e ottenendo un bellissimo terzo posto in classifica dietro Pescara e Ravenna.
Pietro Miglio è morto nel 1992 e riposa al Cimitero Parco di Torino. Il collega Paolo Roggero ha raccontato un episodio davvero emblematico di quel calcio epico e di questo straordinario e mitico portiere, intitolandolo:
L’Abbraccio di Olbia..
Riportiamo il suo racconto: Quan­do Carla la figlia di Miglio, che era una pediatra, si trova ad andare ad Olbia, in vacanza, il padre le chiede di passare al bar-sport del paese, per portare i suoi saluti, in caso ci fosse ancora qualche vecchio tifoso, qual­che amico testimone di quell’epopea. Entrata nel bar, fatto il nome del pa­dre, dopo qualche minuto di passa­parola, Carla vede un Signore farsi avanti, avvicinarsi, e stringerla in un abbraccio: «Questo signore ovvia­mente, io non lo conoscevo, non l’avevo mai visto prima. Era stato un tifoso di mio padre. Sentito il suo nome è venuto ad abbracciarmi, come se ci conoscessimo da sempre. È sta­to un momento molto toccante».
In quell’abbraccio –conclude Roggero– c’è tutto lo spirito del “Calcio di una volta”
.
Anche noi, nel nome di quel “Calcio di una volta” e di quello spirito, abbiamo voluto ricordare la storia di questo protagonista d’altri tempi alla vigilia di un confronto calcisticamente “problematico” per le sorti delle nostre due squadre entrambe piuttosto malmesse in classifica.
E, per non farci mancare niente di quella poetica nostalgia, fa davvero un gran bene al nostro cuore ricordare che, protagonista di quell’abbraccio di Olbia, agli inizi degli anni ’90, alla figlia del nostro indimenticabile Portiere, fu  zio Archimede Degortes.
Zio Archimede, come tutti noi lo chiamavamo, è stato la “Conservatoria” storica di quell’Olbia città e dell’Olbia squadra da cui, nessuno di noi cronisti, ha mai potuto prescindere per conoscere, capire ed amare le nostre origini, il nostro cammino.
Oggi anche zio Archimede non c’è più, ma prima di “partire” ha lasciato il suo “testimone” ad un nipote vero, Francesco “Meroni” Sotgiu, colui che è la Treccani Vivente di Olbia e dell’Olbia e di cui ho il privilegio di una carissima e speciale amicizia.
Sa nostra Olbiabella è cosìBella, Generosa e Ospitale è semplicemente perché… loro hanno saputo essere, sono e saranno SEMPRE i Nostri più raffinati ambasciatori di quel meraviglioso spirito che qui non sparirà MAI. 

ORAZI: l’allenatore che promosse entrambi


Mister Orazi a Frascati nell’ultima di campionato 1974-75 con la sua Olbia vincente.
Feliciano ORAZI, avezzanese  del 1936, arriva ad Olbia nell’estate del 1974, per risollevare le nostre sorti da una retrocessione piuttosto dolorosa, sancita nella brutta pagina della penultima giornata di campionato, quando l’arbitro Franco Tonolini (alla sua ultima partita in serie C) al minuto 87 sospende la gara al Nespoli tra Olbia e Massese, appena dopo il contestatissimo gol di Antonio Bongiorni del 2-3 per i toscani, per via delle conseguenti proteste del pubblico, anche con lanci di svariati oggetti sul campo.
La pietra tombale della retrocessione, fu quella sconfitta (sul campo e soprattutto in Tribuna) con la decisione della Federazione per uno 0-2 a tavolino e una squalifica del campo per due giornate, anche se per via dei contemporanei lavori per la messa in opera del manto erboso al Nespoli, quella “indisponibilità” durerà per tutta la stagione stagione.
Orazi deve anche ricostruire la squadra, la Rosa a disposizione subisce tagli ed innesti considerevoli: vanno via in 10 (tra i quali, fortunatamente, solo un olbiese “Piccione” Guspini, finito al Crotone) ed arrivano due portieri nuovi, Aliboni e Planetta; difensori del calibro di Lo Franco e Modica; centrocampisti come Di Carlo e Baldi che con Alberto Poggi al secondo anno tra i Bianchi, completeranno un fortissimo reparto.
Infine mister Orazi disporrà anche dello “zoccolo” duro dei Bianchi D.O.G.C., vale a dire Petta, Marongiu, Bagatti, Varrucciu, “Selleri” a cui si aggiunge il rientro in sa terrasua di Renato Caocci che da quella stagione del ’74 completerà un triennio di bianco vestito con 93 presenze, 2 gol a completare le 395 partite e 12 gol in una carriera importante tra serie B e serie C, senza dimenticare le 4 alla Juventus nel ‘63-’64.
A dar colore e sostanza a questo “quadro” che ci garantirà l’immediato rientro in serie C, un nugolo di giovani talenti (Nicolino Spano, Armando Farina, Paoletto Derosas, Antonello Masala).
Feliciano Orazi. da subito riportò il sorriso e la voglia di rinascere, in tutto l’ambiente. Mi sembra di ricordare che il suo arrivo fu caldeggiato da Alfio Vagnarelli, vicepresidente e collaboratore del presidente Elio Pintus. Forse andò proprio così, anche perché Vagnarelli doveva farsi perdonare l’eccesso di “zelo” e di malriposta fiducia, nell’aver ingaggiato un gruppo di atleti provenienti dalla sua Terni che, complessivamente, avevano deluso le attese e contribuito alla nostra retrocessione. Vero o falso che sia, con Orazi la scelta fu azzeccatissima.
Il mister arrivava ad Olbia con un “pedigree” di tutto rispetto, sia come attaccante,
giocò tra gli altri con Vastese, Chieti, Pescara, Anconetana, Rimini; sia come allenatore, visto che quando arriva ad Olbia ha già vinto 2 promozioni in C, con la Pro Vasto nel 1968-69 e, per l’appunto con il TERAMO proprio nella stagione precedente la nostra.
Di promozioni, nella sua lunga carriera di allenatore, ne vincerà complessivamente 6: dopo quella con noi nel ’75 vince anche con Forlì (76-77), Lanciano (78-79) e Fermana (83-84).
La nostra fu una bella cavalcata, in casa (o meglio a Calangianus e dintorni per via della indisponibilità del Nespoli) perdemmo solo con Nuorese (autorete di Planetta, l’Higuita degli anni 70).
Fuori casa le sconfitte furono 7, di cui una nella gara di Formia del 5 gennaio 1975, assolutamente “straordinaria”. Successe infatti che l’arbitro Gianfranco Piloti della sezione di Catania, con tutta probabilità, si fece prendere la mano più del necessario, ammonendo ad ogni entrata i giocatori, espellendone 7, compreso il nostro portiere Aliboni colpito in testa da una bottiglietta qualche minuto prima dell’espulsione.
Il referto di questo arbitro, fu così ingarbugliato e confuso che la CAF decise di dare la sconfitta per 0-2 a tavolino, ad entrambe le squadre.
Ed è per questo motivo che quella stagione di concluse con sole 175 vittorie, 2 in meno rispetto alle 177 sconfitte, caso più unico che raro nei campionati nazionali.
Per noi comunque fu davvero una stagione indimenticabile, ORAZI seppe dare un volto alla squadra anche piuttosto moderno visto che, all’epoca era uno dei pochi mister che “praticava” anche il marcamento a zona, quando la partita lo permetteva.
In quella stagione subimmo meno reti di tutti 20 che, all’epoca, divenne il nuovo nostro nuovo record per la serie D, superato nelle stagioni successive con 13 reti subite sia nel 1981-82 che nella promozione in C2 del 1982-83 con in panchina la indimenticabile “regia” di Piero Giagnoni.

IAZZETTA la “farfalla” di Bagatti, Puccica e Cappellacci

Ciro IAZZETTA (nella foto), arriva ad Olbia dalla Sangiustese (due stagioni in D, 59 gare e 15 reti) nell’estate del 2006.
Per noi quella stagione con al timone Sergio Bagatti, il decano dei nostri mister, fu anche l’ultima della lunga era Putzu e, nei fatti, anche la prima dell’ingresso di Rusconi.
Iazzetta dopo un primo periodo di rodaggio, con una dozzina di gare tra campo e panchina, entrò a meraviglia negli schemi e nei moduli di mister Bagatti.
Fu una stagione di buone soddisfazioni, nonostante una partenza di 5 sconfitte di fila, ci salvammo con tranquillità, finendo in Nona posizione, con 43 punti, frutto di 10 gare vinte, 12 pareggiate e 12 perse.
Dopo le prime 5 giornate di campionato e le 5 sconfitte consecutive, inanellammo 10 risultati utili consecutivi con 5 vittorie e 5 pareggi, 8 clean sheet di Federico Orlandi con il suo record di 749’ senza subire gol. Iazzetta in questa buona stagione dell’Olbia è anche l’unico che timbrerà tutti e 34 i cartellini delle presenze per un totale di 1.815′ giocati e 2 gol. Nella “bipolare” stagione seguente, l’esterno di fascia destra collezionerà 29 presenze con 1.618’ giocati, divertendosi e divertendoci un mondo nel girone di ritorno quando, con l’esonero del binomio degli “sconci” Pochesci prima e Ferrario dopo, arriva Lillo Puccica e proprio le nostre fasce diventano il cantiere di una gioco scintillante e spensierato.
A sinistra c’è il talento puro del miglior “crossatore” che l’Olbia abbia mai avuto Andrea Sussi che di quella fascia è padrone assoluto 7 assist in stagione, decine di  cross sempre invitanti ad ogni gara.
Mentre sulla sinistra Sussi fa, spesso e volentiri, tutto da solo, a destra operano quasi sempre in due con Testa ad agire dalla mediana e Bordacconi o Iazzetta a destra a far da “servitor cortesi”, a gente come Vincenzo Palumbo 14 gol in 25 presenze in quella stagione (27 gol in totale in 63 presenze), ed Alessandro Volpe 6 reti quell’anno, 25 in 110 presenze nella storia del calcio di bianco vestita.
Quell’Olbia è stata una delle più belle e piacevoli che si sia mai vista in campo.
Davvero un gran gioco, veloce, a due tocchi, divertente, spigliato e foriero di tanti sogni e di buoni risultati.
Nelle prime 7 gare con Puccica in panchina vinciamo 6 volte e ne  pareggiamo una, in casa con Varese con il gol di Del Sante al 90’, propiziato dall’unico errore in quel campionato del nostro bravissimo portiere Facchin.
In tutto il girone di ritorno, il Puccica Team, collezionò:
-23 gol all’attivo e 17 al passivo,
-31 punti dei 45 finali furono appannaggio di quella bellissima mezza stagione.
In quel girone di ritorno Iazzetta fu protagonista di primo piano, giocò quasi sempre titolare in 13 delle 17 gare, mancò una volta per squalifica, 1 per infortunio e 2 per scelta tecnica;
ma Puccica lo schierò spesso anche a sinistra e Ciro imparò a destreggiarsi bene anche con il piede mancino.
Con NOI disputò 63 gare con 2 gol, poi tornò alla SUA Sangiustese, stavolta in C2.
E furono altre due stagioni eccellenti:  63 gare 7 gol all’attivo.
Poi un anno al Fano, ancora C2, con 27 gare 3 gol…
A dicembre del 2011 arriva a Teramo, con grandi aspettative, ma dove ad onor del vero soprattutto la sfortuna, visti i tanti infortuni, impedirà ai tifosi di Teramo di conoscere il vero Iazzetta.
In quella prima mezza stagione disputa appena 4 gare.
Meglio nella stagione 2012-2013, quando nonostante la (frattura dello scafoide del braccio sinistro) sarà in grado di fare la sua parte, soprattutto nel finale di campionato.
Oltre alle 17 gare di campionato fu protagonista della vittoria nella semifinale dei playoff per la promozione in C1 contro l’Aprilia.
Scrissero allora:
L
’impresa è servita! Un autentico capolavoro. Ha deciso IAZZETTA nel finale di un match che, sul piano del gioco, il TERAMO ha dominato in modo palese. Determinante la panchina: Patierno e, appunto, Iazzetta regalano qualcosa che alla vigilia della stagione era francamente inimmaginabile: la finale per l’accesso in Prima Divisione: al 36° del secondo tempo, sugli sviluppi di una rimessa laterale( praticamente un cross con le mani) del portiere Scipioni, Paterno lavora di fisico, facendo a sportellate con i centrali dell’Aprilia, riuscendo a servire Iazzetta che al volo (dopo aver controllato col petto) infilato l’estremo difensore pontino Di Vincenzo.
Anche nella finalissima, pur persa nel doppio confronto con l’Aquila (0-1) a Teramo, 2-1 a L’Aquila, Iazzetta sarà protagonista quando pur perdendo 2-0, curiosamente sempre al 36’, ma stavolta del primo tempo, segna un bel gol sul filo del fuorigioco che inizialmente l’arbitro convalida e che potrebbe riaprire la partita e ridare speranze per la promozione. Rete e speranza vanificate però dalla bandierina alzata del guardalinee.
Oggi Ciro Iazzetta, classe 1985, vive a Monte San Giusto nelle Marche, dove ha famiglia ed un figlio e continua comunque a divertirsi e divertire giocando nella categorie inferiori.
Segna anche più gol, ma soprattutto è diventato un punto di riferimento per tanti giovani che sognano altri palcoscenici calcistici. Quando gli chiedono del suo rammarico più grande non ha dubbi: “Ho segnato meno di quel che fossi in grado di fare, ma è anche vero che purtroppo gli assist non vengono conteggiati. L’ultimo anno di Lega Pro ne ho fatti tanti. Il mio ruolo è esterno destro. Con mister Cappellacci a Teramo iniziò la moda degli esterni invertiti, mi spostarono a sinistra, ho imparato parecchio a livello tattico”.
A proposito di assist ad Olbia,nelle due stagioni i suoi sono stati 7, più un rigore da lui procurato e realizzato da Volpe.
“Il vizio del gol ce l’ho sempre avuto – aggiunge Ciro Iazzetta – Il rammarico più grande è di non essere mai andato in doppia cifra quando stavo in Lega Pro”.
Questo il suo cruccio, mentre non ha alcun dubbio sul suo ricordo più bello degli anni trascorsi in lega Pro: Il mio ricordo più bello è il gol messo a segno con la maglia del Teramo sul campo dell’Aprilia ad un quarto d’ora dalla fine nella semifinale playoff vinta per 1 a 0. Ricordo la festa dei tifosi. Poi perdemmo in finale contro L’Aquila”.
Tore Zappadu

Nel cammino di Teramo ed Olbia, oltre ai tre grandi “protagonisti” delle vicende calcistiche comuni alle due squadre, abbiamo avuto altri “incroci” altre “sintonie” di validi atleti che si sono alternati, con le due nostre Maglie.
Per completezza di informazione li elenchiamo, ricordando che alcuni di loro sono ancora protagonisti della scena sportiva:

Claudio Cianchetti: 1976-77 37 5 gol con l’Olbia; al Teramo 1981-82, in rosa solo al girone di andata 9 gare 0 gol;
Cristiano Gagliarducci: col Teramo nel 2000-01 14 gare; con Olbia nel 2007-08 solo nel rigore d’andata: 6 presenze.
Tommaso Movilli: a Teramo nel 2005-06 19 gare 3 gol; ad Olbia nel 2007-08 14 gare, 1 gol.
Roberto Franzese:  a Teramo 2005-06 26 gare; ad Olbia nel 2014-15: 16 gare solo nel girone di ritorno.
Giovanni Amodeo: nel Teramo 2006-07, 26 gare e 2 gol; con l’Olbia nel girone di ritorno del 2007-08, 5 gare nessun gol.
Luca Iotti: ad Olbia dal 2016, per tre stagioni in maglia bianca: 74 gare 2 go; a Teramo dal 2019: 14 gare 1 gol.
Matteo Ricci portiere: con noi nel 2016-17 in porta per 12 gare, 28 gol subiti- nel 2018 passa al Teramo ma fa solo panchina come riserva del titolare Michal Lewandowski