La Società comunica di aver affidato a Michele Filippi la guida tecnica della prima squadra dell’Olbia. Nato a Cagliari il 2 ottobre 1980, Filippi si è laureato nella facoltà di Medicina e Chirurgia di Cagliari conseguendo in seguito una doppia specializzazione in Ortopedia e Medicina dello Sport. La sua carriera di tecnico comincia alla Frassinetti, dove nel triennio 2012-15 conquista il salto di categoria in Promozione, la Coppa Italia Regionale e la Supercoppa Regionale. Per la stagione sportiva 2015/16 il Cagliari gli affida la guida tecnica della squadra Under 17 Lega Pro. A partire dalla stagione 2016/17 Filippi ha invece ricoperto il ruolo di allenatore in seconda dell’Olbia, conseguendo, nel febbraio 2017, l’abilitazione come Allenatore Professionista UEFA A
Dopo il 58enne Bernardo, arriva (anzi) sale di un piano il “virgulto” 38enne Michele, coltivato e coccolato a questo scopo nella “serra” del, mai accantanato, progetto Olbia. Filippi è, come tante altre già sperimentate sul terreno di gioco tra i calciatori, la terza “scommessa” made in Carta dopo quella di Mignani e Tiribocchi, alla guida delle “meringhe” terranoese.
Con il suo omonimo (il Michele ormai profeta indiscusso in quel di Siena) andò più che bene all’inizio, promozione in quel di Torres e finalmente nel calcio che conta. Poi il feeling finì, anche per via di una pericolosa china in spericolata discesa, dopo un avvio scoppiettante, nel primo approccio alla nuova serie C. Con Tiribocchi l’esperimento finì, senza mai cominciare per davvero, tant’è che, come ben ricordano tutti i cuori bianchi, dovemmo bloccare le “sperimentazioni” e, per salvarci, nelle ultime 4 gare, scegliemmo l’usato sicuro di un salvifico Bernardo Mereu. Il saggio mister di Triei, non se l’è cavata male neppure in questa stagione, giocata (magari con troppi scivoloni) con una sufficiente dignità sul terreno di gioco. Dignità, a dire il vero, inversamente proporzionale alla “micragnosa” quantità di un “roster” ridotto ai minimi termini che, anche per via di infortuni a gogò, ci ha fermati al palo delle illusioni, lasciandoci uno scipito sapore di delusione.
Con Filippi si ritorna all’azzardo della gioventù al potere. Difficile prevedere gli sviluppi, molto più semplice augurarsi che tutto, ma proprio tutto vada per il verso giusto. La prima pietra della nuova stagione è stata cementata, ma il resto deve… avvenire al più presto ed al meglio, tenendo conto delle falle delle ultime non esaltanti esperienze. Via alcuni perni di quel progetto (Dametto, Feola e, sicuramente, qualche altro), occorre rimpiazzarli e rimpinguare subito l’organico. Speriamo siano solo chiacchiere, per esempio, il ventilato rientro a Cagliari di Aresti. Prima di lui abbiamo soggiornato in tutte le stazioni della via crucis pallonara, per cui da Lui, Ragatzu, Ogunseye, Muroni e più di qualche altro si deve ripartire. A me per esempio spiace (e molto) la partenza di Vallocchia. Non credo sarà facile rimpiazzarlo, con un pari età, con la stessa qualità e personalità. 
Comunque, pur essendolo, e molto, preoccupato, non voglio contaminare questo battesimo augurale di Michele Filippi, con le mie troppe ansie, e quindi per ora, accontentiamoci di questa importante certezza, visto che difficilmente ne potremmo trovarne un altro così addentro alla cose di casa…. Marino.
Una curiosità, per finire.
Se non ho fatto male i calcoli, Filippi oltre ad essere il 72° allenatore della nostra Storia, è anche il 13mo ad assumere l’incarico sotto i 40 anni. Il più giovane in assoluto, è stato Luciano Foschi che, con noi, sia da giocatore che allenatore, conquistò promozione e scudetto della serie D tricolore, quando aveva 34 anni. Dopo di lui, Lino De Petrillo e Renato Caocci, in panchina a 35 anni. Ma nella compagnia ci sono anche altre grandi icone della nostra storia: Colomba, Domenghini, Piero Giagnoni, Sergio Bagatti, Carboni, Sorbi ed altri.

Insomma, caro Michele, dal profondo del cuore ti auguro di farci appassionare e divertire come questi tuoi predecessori che sono stati e rimangono, per noi, non solo bandiere mai ammainate, ma anche sangue e carne del nostro sangue e della nostra carne.
Buon lavoro, Mister!
Tore Zappadu