Si gioca sabato al Nespoli, alle 14,30 la sfida contro Imolese che, nel computo storico, sarà la n° 10, la 5 casalinga.
Nei precedenti siamo in perfetta parità: 2 vinte, 5 pari e 2 perse. I gol invece sono 8-7 per noi, visto che il nostro Contini ha sparigliato all’andata regalandoci la prima storica vittoria sul terreno del Romeo Galli di Imola.
La direzione di gara è stata affidata all’arbitro dr Marco Emmanuele di Pisa che, finora ha arbitrato una sola volta nel nostro girone, ma è la seconda volta che viene in Sardegna perché quella prima gara su Torres-Fiorenzuola 0-1.
Insomma gli intrecci “Derbystici” sembrano non finire mai.
Anche per questo ho pensato di intervenire in merito all’intervista su La Nuova di Antonello Cuccureddu che, da ex rossoblu, dice la sua, sulle due squadre sarde e sul più o meno “bistrattato” tasso tecnico della nostra serie C.

IL CUCCUREDDU PENSIERO

Leggendo l’intervista di Antonello Cuccureddu su La Nuova del 7 marzo, ho avuto modo di riflettere su alcune delle cose interessanti da lui dette e sulle quali, mi permetto, di avere parere decisamente  discorde.

La prima riguarda la sua risposta alla domanda sul livello tecnico della serie C: «Si è abbassato, questo è fuori discussione. Mi dispiace dirlo, ma quando allenavo la qualità tecnica dei protagonisti era più alta.»
La seconda sul “diritto” della sua vecchia Torres di “non perdere” la serie C, con questa discutibile idea: «La città, i tifosi meritano il professionismo. Se andiamo a vedere il girone B, quante città hanno più abitanti di Sassari?»
Nonostante il grande palmares di uno dei più forti calciatori-allenatori che la Sardegna abbia mai partorito, mi permetto di non essere d’accordo su questi giudizi anche se, a sua scusante, come ci chiarisce l’articolista «Ora (Cuccureddu) fa lo spettatore, segue il calcio in tv e ogni tanto va a vedere le partite dal vivo. Soprattutto a Sassari, città dalla quale ha spiccato il volo verso il grande calcio». 
Insomma forse non conosce a sufficienza il girone e la serie C.
Ed allora forse è meglio che, anche Cuccureddu, dia uno sguardo alla realtà del Calcio Italiano che racconta per esempio che Monza (3 anni fa), Lecce (5 stagioni fa), Cremonese (6 stagioni fa), Salernitana (7 stagioni fa) sono le ultime “novità” della massima serie Nazionale, che hanno fatto il salto doppio da quella serie C così tanto mal ridotta nella “qualità tecnica dei protagonisti”, da garantire comunque, un percorso così virtuoso verso la serie A.
Ed all’interno di queste e di tutte le altre realtà della serie A, nonostante il sovrastante utilizzo di calciatori stranieri 375, contro i 190 di nazionalità italiana è proprio la Serie C, il serbatoio più numeroso per il futuro del calcio Italico.
Solo per citare alcuni esempi relativi alle prime 3 squadre che ho citato, forse non fa male ricordare come il Monza che vanta il 70,6% di calciatori italiani impiegati, è anche l’unica squadra che supera il 50%, visto che tutte le altre sono in maggioranza esterofile, col Torino al fondo di questa graduatoria (87%, stranieri e 13%  italici) che di italiani ne ha schierato appena 3 (Buongiorno, Ricci e Pellegri).
Ebbene Monza e Lecce, le ultime due squadre a frequentare l’attuale serie A, con trascorsi recentissimi in C, stanno disputando la serie A con 6 (Monza) e 5 (Lecce) calciatori pluri-titolari che provengono da quella C, così tanto malandata, nel Cuccureddu pensiero.
Questi di seguito gli 11 talenti, “cresciuti” nella serie C.
Nel Monza: il portiere De Gregori (Novara e Renate in C il suo trampolino di lancio), Birindelli (in C col Pisa), Pessina (in C col Como), Ranocchia Matteo (in C con Juve N.G.), Ciurria (Pordenone), Mota Carvalho che è l’unico che ha fatto tutto il percorso dalla C alla A proprio col Monza.
Nel Lecce: Falcone portiere (Con Lucchese in C), Cassandro (Novara), Gallo (Francavilla), Baschirotto (Viterbese), Ceccaroni (Spal).
Ovviamente non solo i soli a dimostrare l’importanza della “cantera” della Terza serie, visto che sui 190 italiani che sono stati utilizzati dalle 20 squadre partecipanti, ben 69 il 37% del totale hanno svernato in serie C. Ed anche fra le prime riserve della panchina (i portieri non utilizzati, oltre l’85% di essi ha giocato in serie C); per semplificare c’è solo una squadra, il Torino che non ha in organico nessun “reduce” dalla Terza serie e che, sui 30 utilizzati, solo 3, come detto Buongiorno, Ricci e Pellegri sono italiani.
Il grande Napoli di questa stagione ha in organico 2 portieri (Contini e Marfella) che fanno le riserve a Meret, sempre presente, “svezzati” in serie C e sono 2 anche gli italiani, dei 5 utilizzati in questa straordinaria stagione, che vengono anch’essi dalla gavetta in serie C, si tratta del difensore della Nazionale di Mancini, Giovanni Di Lorenzo che, tra il 2012 ed il 2017 ha vestito le maglie del Cuneo, della Reggina (3 anni) e Matera (tre anni), e dell’attaccante Matteo Politano che, nella stagione 2012-2013, con la maglia del Perugia ha esordito al suo primo anno di professionismo in C con un eccellente score di 35 presenze, tra campionato e Coppa e 10 gol in totale.
Insomma ciò che, Cuccureddu non vede, e che tutti gli osservatori del calcio nazionale  invece “raccontano” è che proprio la “cantera” della C è, allo stato dei fatti, la chance decisamente più importante per formare e far crescere i nuovi talenti ed, attenuare l’asservimento delle società di serie A all’attenzione del calcio ed all’utilizzo dei calciatori stranieri.
L’altra considerazione sulle riflessioni di Cuccureddu, sulla quale dissento è quella che ipotizza un parallelismo fra la “categoria” calcistica di pertinenza, ed il numero degli abitanti della città rappresentata.
Si chiede Cuccureddu: «Quanti nel girone B hanno più abitanti della città di Sassari?»
Glielo dico io, visto che sono solo due, quelli che “battono la Sassari-Torres” all’anagrafe;  Reggio Emilia (169.638 abitanti al novembre “22) e Rimini (149.229) rispettivamente al 22°  e 26° posto della graduatoria dei Comuni Italiani.
La Torres, pardon Sassari occupa il 34° posto con 121.190 abitanti, appena dietro Monza, ma davanti a Bergamo che ha un po’ meno 119.576.
Insomma se l’equazione “abitanti-serie calcistica” avesse il senso che intende dargli Cuccureddu, sarebbe giusto che Reggiana fosse prima nel nostro Girone e anche Rimini davanti alla Torres; ma verrebbe alquanto problematico capire come facciano Monza e, ancor di più, Bergamo a stare in Serie A?
La verità è che fichi e foche sono due cose diverse, incomparabili tra loro. 
Lo stesso Cuccureddu nella sua brillante carriera di allenatore ha guidato l’Avellino che “vanta” appena 52.276 abitanti, meno della metà dei Tattaresi, eppure quell’anno seppur sostituito nelle ultime gare e nei playoff vincente, anche lui fu protagonista di quella promozione in serie B, dove Avellino ha partecipato per 19 stagioni, oltre alle 10 in serie A.
Insomma, forse per noi ed, anche per lui, meglio concentrarsi sul campionato e provare a chiudere queste 9 partite che ci separano dalla fine nel miglior modo possibile.
E soprattutto seguire, incitare e sostenere gli sforzi delle società sarde (Cagliari, Olbia e Torres su tutte) per onorare al meglio la presenza nei campionati professionistici e non banalizzare mai i confronti sportivi con quelli sociali e/o di campanile.
Siami sani,
Tore Zappadu.