D’accordo che per la gente di mare, affrontare gli scogli è una consolidata consuetudine, ma certo quello del Como, in questo recupero del 28 turno infrasettimanale rinviato per Covid, è il più grosso e più problematico degli ostacoli che ancora ci restano.
La squadra di Jack Gattuso è meritatamente prima della classe. La vetta l’ha conquistata stabilmente dalla 22ª giornata, quando l’allora capolista Renate viene sconfitta dalla Pro Vercelli per 3-0 e, nel contempo, con lo stesso risultato ma a suo favore, il Como strapazzava la pur forte e consolidata Giuve<23, grazie alle reti di Gatto, Terrani (rigore) e Ferrari. 

Raggiunta la vetta, i lariani sono stati bravi a non mollare mai la presa, anche se il cammino verso la serie B si è fatto, via via sempre più accidentato e difficile, a partire dalla sconfitta a Lecco per 4-0, senza appello e senza alibi visto che, tra l’altro, il Lecco già all’andata al Sinigaglia aveva chiuso la prima pratica con un altro indiscutibile 3-0 (gol di Mangni e doppietta di Capogna), risultando nei fatti l’unica squadra con cui il Como ha perso le due gare di campionato.
Nei fatti, pur rimanendo sempre in vetta alla graduatoria, la squadra ha ridotto sensibilmente la “marcia” di avvicinamento al traguardo tanto agognato.
Infatti se, nelle prime 22 gare con 46 punti (media 2,1 punti a partita), i blues avevano inanellato la migliore serie tra le 20 contendenti, nelle successive 12 giornate conquistando 20 punti (6 vittorie 2 pareggi e 4 sconfitte) hanno racimolato una media ben più bassa (1,7 punti a partita), venendo surclassati da diverse contendenti tra le quali, una su tutte, l’Alessandria che, nelle ultime 12 gare, ha racimolato 27 punti, 7 in più del Como, con una media di 2,25 punti a partita che, l’hanno condotta, prima di questo recupero contro l’Olbia, ad una sola distanza dai “lacustri”: 65 punti dei piemontesi, contro i 66 del Como.
A guardar bene, la stagione straordinariamente positiva degli uomini di Gattuso, ha una delle sue componenti fondamentali nella solidità e nella consistenza del suo organico che, a differenza di tante altre squadre del girone (Olbia compresa), ha basato soprattutto sulla consolidata esperienza di giocatori di categoria, con una media età di 27,5 che, in quanto ad anzianità, è seconda, soltanto alla rivale Alessandria che schiera giocatori con una età media di 28,3, la più “attempata” di tutte.
Nelle ultime 3 gare, 2 vittorie su Pontedera e Carrarese ed il pareggio contestatissimo con Grosseto domenica scorsa, Gattuso ha fatto scendere in campo i primi 11 senza alcun under, nelle due vittorie e con l’italo-marocchino Azzedine Dkidak (classe 2000), unico giovane presente sin dall’inizio in queste tre sfide. Sui 29 giocatori schierati in questa stagione: sono appena 8 (il 27,5% della Rosa) i “duemila” fatti scendere in campo, quasi sempre con cambi dalla panchina.
Un dato significativo è constatare come questi 8 Under complessivamente abbiano timbrato 69 volte, nelle attuali 34 partite, vale a dire una media impiego di 2 giovani per gara. Giusto per capirci, nel nostro Roster di 25 giocatori fin qui schierati, compresi quindi anche i tre (Pitzalis, Dalla Bernardina e D’Agostino) partiti a gennaio, ben 16 (cioè il 65% del totale) sono millennials che, complessivamente, hanno accumulato 221 gettoni di presenza nelle 33 nostre gare sin qui disputate, vale a dire una media di 6,8 giovani nel rettangolo di gioco ad ogni partita, più del triplo dei nostri rivali. Il nucleo storico comasco, tecnicamente fortissimo ed esperto, a disposizione di Gattuso è composto da Facchin, il portierone che vanta 33 presenze), Bellemo (33 gettoni), Arrigoni (30), Gatto (34), Terrani (30), Iovine (34), Cicconi (29), Solini (28), Crescenzi ed H’Maidat con 26 presenze finora.
Proprio il fortissimo terzino di fascia destra Dkidak, bellissimo il suo piazzato di sinistro (è un mancino naturale che gioca a destra) per il secondo gol di testa di Gabrielloni nella gara con Grosseto, è l’unico degli under che con (27 gare) abbia superato le 15 presenze.
Dicevamo delle contestazioni e degli strascichi del 2-2 con Grosseto, in una gara che il Como ha dominato nei primi 45 minuti concedendo poco o nulla agli avversari. Ben diverso il secondo tempo con i toscani sempre gli scudi e il Como incapace di gestire il doppio vantaggio, con un Galligani in giornata di grazia autore di una doppietta strabiliante, di grandissimo spessore il gol del pareggio da posizione defilatissima sulla sinistra, con la palla calciata imparabilmente nel sette opposto di Facchin.
Ma il pari si spiega anche con la scelta conservativa, allo stato dei fatti sbagliata,  della panchina di rinforzare il bunker difensivo, sostituendo le due punte Gabrielloni e Rosseti, con il mediano Celeghin ed il difensore Solini.
Poco prima, però, il Como ha protestato, con più di una ragione, per una trattenuta evidentissima di Ciolli su Gabrielloni quando a due passi da Chiorra viene atterrato per sporcarne il tiro che probabilmente avrebbe potuto chiudere la partita sul 3-1.
Oltre a questa rabbia, anche le beffe del destino: Davide Facchin, l’estremo difensore da tre anni è baluardo inamovibile tra i pali dei lariani, ha avuto un infortunio nel finale che, si parla di menisco, potrebbe impedirgli la trasferta ad Olbia.
Da un lato l’assenza dell’ex nostro portiere (esordiente tra i professionisti nel primo anno di Rusconi 2007-2008) dall’altro la mazzata del giudice sportivo che ha squalificato per una giornata, proprio il tandem  dell’attacco (Gabrielloni e Rosseti) per “espressioni blasfeme” pronunziate quando, dopo essere stati sostituiti, sedevano in panchina.
Il rischio più che probabile, alla vigilia del nostro recupero, di questo inatteso scenario è che il Como ferito nell’orgoglio e con la, motivata, convinzione di aver subito più di un torto, arrivi al Nespoli con il dente avvelenato, per chiudere il prima possibile non solo la partita contro di noi, ma anche il discorso promozione.
A Canzi e, ancor di più, ai nostri Ragazzi il compito di mantenere la calma e giocare la gara giusta, come hanno mostrato di saper fare, per avere ragione di un avversario fortissimo, ma non certo imbattibile.
La sua vulnerabilità è stata chiara anche all’andata, che finì 2-2, quando il nostro Udoh, all’epoca meno King di quanto non lo sia adesso, si fece irretire dal Facchin di cui sopra, che gli parò il rigore che ci avrebbe potuto regalare, già da allora, questi 3 punti che si servono come il… respiro.
Ad Majora Ragazzi, che questa sia la prima delle 5 Vittorie che ci servono per riscrivere TUTTA la STORIA dei nostri 115 ANNI.
Tore Zappadu.