58 ANNI FA  accadde qualcosa che cambiò il modo di intendere degli Olbiesi sul più bel gioco del mondo. Bruno Nespoli, un bellissimo e gioviale ragazzo di 22 anni, portiere della nostra squadra perse la vita, per via di un fortuito contrasto, con un avversario. Era il giorno in cui incontravamo, per la prima volta, dei nuovi avversari, la Carrarese, quasi un derby per il nostro bravo estremo difensore, toscano di San Sepolcro. Vincemmo quella gara (l’unica volta finora), ma fu solo dolore, dolore, dolore.
Da allora, Nespoli è diventato l’anima stessa del nostro modo di essere sportivi, attenti sempre ai valori più alti del confronto agonistico. ma sempre nel rispetto dei superiori valori di amicizia ed umanità.
Domenica incontriamo, per la decima volta nella nostra storia, la Carrarese.
In onore del nostro giovane “martire”, riprendo quanto da me scritto nel mio libro “Soffi di Frima”, pubblicato lo scorso anno.
STADIO…. BRUNO NESPOLI

…sa metzus gioventude ‘e sa Sardigna

Personalmente, all’età di 10 anni, avevo già avuto qualche condivisione con la morte: per il decesso di Nonna Peppa, di Zia Ester ed il nonno del mio amico Deomitiri per il quale avevo fatto da jagano a Don Casella, che aveva officiato il funerale. Ma la prima volta in assoluto, che mi capitò di mettere la firma su un registro funebre fu in quel gennaio del 1960, quando, alle casermette di via Mameli, completai la lunghissima fila per onorare, anche con il mio piccolo nome, la salma di Bruno Nespoli.
Martedì 26 gennaio 1960 la Nuova scrisse: “ Bruno Nespoli, brillante portiere dell’Olbia, ha concluso domenica notte la sua breve giornata terrena nella fredda corsia dell’ospedale regionale e lontano dai suoi cari. ”
Bruno era ancora ventiduenne, nato il 5 dicembre del 1937, portiere, toscano di San Sepolcro in provincia di Arezzo, militare della Brigata Sassari di stanza alle casermette di via Mameli, quantomeno negli weekend.
Il padre Pasquale era impresario, ma il giovane, tra lo studio e la trafila dell’impiego, aveva scelto lo sport. I suoi esordi calcistici sono nella squadra della sua città, in un’epoca davvero pionieristica.
Ma lui ha i numeri, esordisce con il Montevarchi in promozione, e nei campionati dal ’57 al ‘59 milita con l’Arezzo in serie C.
Quando è pronto per il grande balzo (lo cerca la Sambenedettese in serie B) viene chiamato a fare il militare. Il 7 luglio del 1959 è al CAR di Cagliari e subito viene destinato al glorioso 152° fanteria (la Brigata Sassari) e da li viene spedito al comando militare di aggregazione di istruzione di Olbia.
In verità lo volevano sia alla Torres che al Tempio, ma lui scelse Olbia forsanche, com’era un classico per i giovani calciatori di quei nostalgici anni, attratto da due occhi grandi come mandorle di una bella morettina terranovese per sempre ignota alle cronache ed alle chiacchiere cittadine.
In città, da innamorato, da militare o da portiere arriva ufficialmente il 31 ottobre 1959, ma il suo esordio con i bianchi avviene realmente il 20 settembre, alla prima di campionato nella gara di Tempio persa per 1-2.
Un esordio nascosto, visto che nei tabellini per la Stampa appare il nome fasullo di Barbelli (portiere mai esistito nei ranghi dell’Olbia) in quanto lui come militare non poteva risultare tra i pali.
La domenica dopo venne sostituito dall’olbiese Matteo Deiana, in anni successivi emigrato e deceduto in Corsica, ma dalla terza di campionato con la Sangiovannese, Nespoli non abbandonerà più i pali dell’Olbia fino a quel fatidico giorno….
A dire il vero, va ricordato come, l’attività sportiva di Bruno, non sia, fino alla morte, persino mai risultata burocraticamente al suo comando militare. Egli infatti vi si dedicava la domenica, in libera uscita. E così, poco prima della gara, magari in casa di amici, per esempio da zio Archimede, un’oretta prima dell’inizio, dopo aver mangiato, si spogliava della sua divisa e si dirigeva all’allora comunale a piedi e con indosso il completo e la tuta da calciatore.
Con la simpatia, che tutti i compagni di allora ricordano, la grinta e la spregiudicatezza di un 22enne con tutta la vita davanti a sé, disputa con i bianchi 13 partite più un pezzo di Una, l’ultima fatidica, subendo 17 gol in totale
La quattordicesima giornata, quella contro la Carrarese, gli sarà fatale e non la completerà, venendo sostituito dal terzino Giuliani che, in quella partita, di fatto falsata dal dramma comunque vissuto e condiviso dai suoi compagni ancora in campo, consentì all’Olbia di portare a casa il risultato positivo: 1-0 gol di Bellucci al 31’ del secondo tempo. Quella fu la sua ultima, stramaledetta vittoria sportiva.
Al 35’ del primo tempo una triangolazione di Freddiani, Rossi e Scamos porta l’ala sinistra ospite a tu per tu con il portiere in uscita. L’attaccante non fa in tempo ad evitare l’impatto: frattura della base cranica, commozione celebrale e stato di choc.
Il cronista dell’epoca, Giovanni Canu, di getto scrisse di “zampata maligna”, ma va detto che non ci fu alcuna seria intenzionalità di Scamos. Piuttosto si trattò di una partita nervosa, al 28’ furono espulsi Savi e Duman (che era all’esordio con l’Olbia), ma quell’impatto fu sul serio fortuito.
Circa 12 ore dopo, quelle tragiche 15 e 35 di Domenica 24 gennaio 1960, Nespoli cessa di vivere e diventa un’icona dello sport Olbiese.
Il suo nome, da allora è rimasto nella memoria, non solo di Olbia ma di tutte le contrade sportive nazionali e di chiunque abbia avuto a che fare con l’Olbia calcio, proprio perché da quel giorno, il nostro campo comunale è stato dedicato alla sua memoria.
Nespoli, come estremo difensore bianco si era comportato molto bene.
In quel campionato del girone D della serie D, militavano soprattutto squadre toscane e lui le aveva affrontate con la grinta dell’ex.
Che si chiamassero Sangiovannese, Grosseto, Lucca, Isor Empoli, Viareggio, Pontedera, Massese, Cuoiopelli o…Carrarese.
Nelle 13 gare più altri 35’ struggenti ultimi minuti, Nespoli aveva collezionato questo score: 4 vittorie, 4 pareggi, 7 sconfitte, 16 gol fatti e, come detto, 17 subiti.
Fra questi numeri, epitaffio di un grande ragazzo, oltre che di un buon portiere e potenziale campioncino, anche qualche ricordo e curiosità.
La prima riguarda la decisione sportivissima del Solvay di Rosignano di rinviare la gara successiva del calendario prevista per il 31 gennaio.
Pubblicamente si parlò di impraticabilità del campo, e tutti fecero finta di crederci. Un’altra riguarda la partita di due domeniche prima di quella maledetta con la Carrarese.
Al Comunale (allora si chiamava così) era di scena Olbia-Pontedera.
L’Olbia, che da tempo cercava un centravanti, ne mise in campo uno nuovo. Un fusto, bonariamente sopranominato da subito anche “bisonte” di grande stazza e fortissimo non solo fisicamente: Benvenuto “Ugo” Misani.
Quella gara finì 3-0 per l’Olbia e dopo 14’ Misani segnò il suo primo gol della sua grande serie.
Si, perché quel bonaccione simpatico e bravissimo avrebbe finito con il diventare l’alfiere e il cannoniere principe dell’Olbia, per oltre mezzo secolo successivo fino all’avvento di Gianluca Siazzu, con le sue 334 partite giocate e 76 gol fatti.
Insomma, poco prima che si spegnessero le giovani speranze di un simpatico ragazzo toscano, la maglia bianca accendeva un altro lumicino di speranza, nel futuro e nel calcio.
Anche se, in quel doloroso mercoledì dell’ultima settimana di gennaio del ’60, Misani era tra i più sconvolti e al seguito della bara di Bruno Nespoli appariva come un gigante buono, senza più alcuna voglia di pensare o di credere quanto fosse splendido il gioco più bello del mondo.